Ragusa – Sgomento, incredulità, preoccupazione, a Ragusa per l’incendio delle ‘Tenda dell’accoglienza’ del Ponte vecchio, innalzata dalla Fondazione San Giovanni Battista in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e realizzata “cucendo drappi tessuti da mani di tutto il mondo” come ha voluto ricordare il sindaco di Ragusa Peppe Cassì. Che poi aggiunge “non è e non sarà considerato un atto goliardico. Bruciare la tenda dell’accoglienza, che era stata cucita unendo drappi tessuti da mani di tutto il mondo grazie all’impegno della Fondazione San Giovanni, è un atto di grave vandalismo e ancora peggio è un gesto di palese, inaccettabile intolleranza, di idiozia e di vigliaccheria. Con che coraggio si può dare alle fiamme un simbolo di pace e integrazione? Ragusa non è questa, siamo anzi certi che altri simboli di fratellanza continueranno a colorare la nostra città.
Ci appelliamo alle Forze dell’ordine affinché individuino al più presto i responsabili”. Unanime condanna per il vile atto vandalico anche da parte del Consiglio Comunale riunito in seduta e a nome del quale il presidente Fabrizio Ilardo ha dichiarato “il massimo consesso ha espresso la propria solidarietà alla Fondazione San Giovanni Battista ed al suo presidente Renato Meli per l’inqualificabile gesto compiuto al simbolo della Giornata del Migrante e del Rifugiato, spregevole atto vandalico contrario alla cultura della solidarietà e dell’accoglienza della nostra città”. Anche il presidente provinciale di Confcooperative Gianni Gulino assicura “questi gesti nulla hanno a che vedere con la città iblea” ed esprime soliidarietà alla Fondazione San Giovanni Battista, parlando di =odioso atto vandalico”. Poi prosegue “sono esterrefatto perché è stato colpito un simbolo di pace e di integrazione.
Tra l’altro, la collocazione su un ponte simboleggia proprio la volontà di unire. Questi gesti poco o nulla hanno a che vedere con la cultura di tolleranza e di accoglienza della città di Ragusa. Nel manifestare la nostra più profonda solidarietà a tutti i componenti della fondazione, con in testa il presidente Renato Meli, auspichiamo che gli autori di questo gravissimo episodio possono essere individuati e posti dinanzi alle loro responsabilità”. Al coro di voci indignate si aggiunge anche quella di Angela Di Salvo, coordinatrice cittadina di Italia Viva Ragusa che parla di “vergognoso e chiaro segnale di intolleranza che va subito stigmatizzato”. Anche Di Salvo sottolinea l’aspetto simboliico della tenda “un manufatto, composto da numerose stoffe di differenti colori con delle scritte inneggianti all’accoglienza e alla disponibilità umana rivolte agli individui appartenenti a razze e a etnie differenti, che, dopo alcuni giorni dall’inaugurazione avvenuta il 20 settembre, era stato allocato nel Ponte vecchio per essere visionato dai passanti e per diffondere il valore dell’accettazione degli altri”.
Poi la coordinatrice ragusana di Italia viva aggiunge “lo spiacevole gesto rappresenta un vergognoso e chiaro segnale di intolleranza e di rifiuto del pensiero cristiano che pone gli uomini sullo stesso piano e che invita all’amore e alla disponibilità umana, soprattutto verso quei fratelli che sono stati più sfortunati di noi e che sono stati costretti, a causa della miseria, delle guerre e dell’instabilità politica dei loro paesi, a fuggire dalla terra natia e a cercare fortuna in altri stati affrontando non solo i rischi del viaggio migratorio, ma anche l’umiliazione e il disprezzo da parte di alcune fasce delle popolazione indigena. La presenza di numerosi individui che si sono inseriti nel tessuto economico e sociale ibleo ormai è un fenomeno irreversibile di cui è necessario prendere atto e verso cui non bisogna in alcun modo alzare muri o mandare segnali di respingimento o di disprezzo, ma stabilire una costante attività di integrazione nell’interesse generale. Il gruppo di Italia Viva di Ragusa e tutti gli altri gruppi dell’intera provincia condannano il vile gesto e si impegnano a mantenere e a diffondere il culto della tolleranza e dell’accoglienza in tutti gli ambienti cittadini (istituzionali, formativi e lavorativi) anche per salvaguardare la stabilità sociale ed evitare che possano ripetersi in futuro degli eventi ancora più eclatanti”. (da.di.)