Ragusa, il Cosiglio comunalle contro il consumo del suolo. Respinta una variante per 12 alloggi residenziali ma il 5 stelle Firrincieli accusa il sindaco di “flop politico”. Il punto all’ordine del giorno delle ultime sedute del consiglio comunale recitava “Variante al Piano urbanistico attuativo del PRG di c.da Selvaggio, per l’aumento del numero di alloggi, di edilizia residenziale pubblica, da n.16 a n.28 nei limiti massimi degli indici urbanistici” ed aveva tenuto in scacco il consesso cittadino a causa dei malumori interni al gruppo di maggioranza costituito dalla lista Cassìsindaco forte di 14 consiglieri. Malumori che avevano fatto parlare le opposizionii M5 e Pd di scollamento della maggioranza, accusando il sindaco Cassì di non averne più il controllo, mentre il capogruppo della lista, appunto, di maggioranza, Andrea Tumino, nel corso di una precedente seduta era uscito dall’aula molto contrariato E intanto Legambiente Ragusa aveva lanciato un appello perchè si votasse contro la variante, affermando“Ragusa fuori dal mondo, solo da noi non si riesce a capire che è ora di dire basta al consumo di suolo”.
Nella seduta del 5 ottobre scorso alla fine l’argomento è stati respinto con 10 no, 3 sì (il capogruppo di maggioranza Tumino e la sua collega di lista Salamone e Mario Chiaovla Pd) ed un astenuto (Gianni Iurato di Ragusa prossima), e ciò ha consentito alla maggioranza di parlare di stop al consumo del suolo, e allo spopolamnto del centro storico verso la periferia. Sulla vicenda è poi intervenuto con una lunga nota il capogruppo 5 stelle Sergio Firrincieli parlando di “flop politico del sindaco, di scivolone politico che sarà ricordato, forse, come il momento peggiore della sindacatura Cassì, una disavventura che supera di gran lunga la serie di contenziosi nei quali si è specializzata questa amministrazione nata per mettere tutto a posto”. Queste le considerazioni del capogruppo pentastellato “la bocciatura della richiesta di aumento del numero di alloggi della cooperativa Pagoda è il fallimento politico del sindaco Cassì che si è impelagato, inutilmente, in questa complessa vicenda per motivi che soltanto loro conoscono in maniera approfondita, con conseguenze ancora non quantificabili.
Con la maggioranza che si ritrova, capace di creare situazioni imbarazzanti a dismisura, per le indecisioni, per le esitazioni, per l’utilizzo dell’aula consiliare come un salone per riunioni condominiali, avventurarsi nell’affermazione, a tutti i costi, della linea del consumo di suolo zero, per 12 alloggi in più, per un caso marginale, è da irresponsabili e inadeguati politicamente. Avevano ragione quanti denunciavano, in campagna elettorale, l’inesperienza amministrativa di Cassì. L’assessore Giuffrida, nei suoi interventi, fino all’ultimo dell’ultima seduta, si è palesemente defilato da posizioni radicali sulla questione, scaricando ogni responsabilità di parere sul Consiglio comunale e, quindi, sulla maggioranza, dissentendo di fatto dalle posizioni che si sono volute perseguire a tutti i costi. La linea della maggioranza, che, in maniera fin troppo evidente, anche per ammissione degli stessi consiglieri di maggioranza, era la linea dettata dal sindaco e dai suoi sodali, illustrata in aula dal presidente della commissione assetto del territorio è stata quella di difendere, a tutti i costi il consumo di suolo zero, per evitare altri spostamenti di residenti dal centro alla periferia, per non appesantire i servizi, per riaffermare che non c’era necessità di ulteriore fabbisogno abitativo.
Tutte enunciazioni puntualmente smentite in aula, in primis dal dirigente che ha affermato chiaramente che non c’è consumo di suolo ulteriore, come pure i servizi, quello idrico in particolare, sono stati strutturati ampiamente per i nuovi volumi abitativi. Consumo di suolo zero vuol dire non sfruttare altri terreni agricoli per nuove costruzioni, non certo tirare le redini per quanto già previsto dal Prg in vigore che, colpevolmente, questa amministrazione non riesce a rinnovare. Una vittoria di Pirro, perché in città si costruisce allegramente e legittimamente, le difficoltà di questa amministrazione a relazionarsi con gli uffici palermitani hanno provocato una bocciatura del Parco urbano che comporterà, comunque, altre colate di cemento, non saranno appartamenti, che pure ci sono, ma capannoni che sono peggio di villette a schiera e palazzine. Questa amministrazione non ha saputo prevedere e nulla ha fatto per la decadenza dei vincoli, determinando una conseguente confusione urbanistica che, forse, la città non aveva mai conosciuto e che, forse, qualcuno, sotto sotto, in seno all’amministrazione, gradisce”.
Poi Sergio Firrincieli evidenzia alcuni nodi politici “tutti da verificare i risvolti del caso ‘Pagoda’, ma, intanto, sono enormi i danni interni: il dirigente che smentisce amministrazione e maggioranza, assessore non tanto distante dalle posizioni del dirigente, capogruppo in netto dissenso con la sua maggioranza, componenti della stessa che, prima o dopo, presenteranno il conto. Che dire poi di una compagine di governo permeabile come un colabrodo, indiscrezioni che sono trapelate a riunioni ancora in corso, consiglieri che hanno registrato i confronti interni”. Infine Firrincieli conclude spiegando anche la posizione del propprio gruppo “politicamente un fallimento, una battaglia inutile che porterà alla conta di morti e feriti in tempi non tanto lontani, una caduta di credibilità dell’amministrazione, una compagine di Giunta rimasta dietro le quinte che ha fatto esporre solo il primo cittadino, egoisticamente. Nessuno della maggioranza si è alzato a difendere la posizione che veniva presentata come linea condivisa, nessuno che abbia pensato di fare esporre le minoranze con un voto alla luce del sol
Ci sono anche da attendere le reazioni della cooperativa che potrebbero portare all’ennesima stangata per la città, in un momento nel quale le stangate potrebbero essere più di una. L’unica nota positiva della giornata da dimenticare, come aveva auspicato il collega Giovanni Gurrieri, la fine di questa farsa che si è protratta per lungo tempo, chiusa con una convocazione nemmeno concordata fra i capigruppo, particolare che ci ha indotto a disertare la seduta considerato anche che era stato annunciato il raggiungimento dell’intesa interna tanto ricercata”. (da.di.)