Seguire una dieta per la tiroide soprattutto quando di soffre di ipotiroidismo e ipertiroidismo non è difficile basta semplicemente selezionare i cibi da mangiare e quelli da evitare.
Che cos’è la tiroide?
La tiroide è una ghiandola endocrina situata alla base del collo che produce l’ormone tiroideo, per il 90% sotto forma di tiroxina (T4) e il restante 10% di triiodiotironina (T3). In generale i valori normali su decilitro di sangue variano per la tiroxina da 5 a 12 mcg, per la triiodiotironina da 80 a 180 nanogrammi. Pur essendoci una differenza di valori così rilevante, sia il T3 che il T4 rivestono la medesima importanza, infatti una parte considerevole della tiroxina viene trasformata in triiodotironina nei tessuti periferici. Per poter essere trasportati e liberati nei tessuti, gli ormoni tiroidei si legano a delle proteine. E’ tuttavia la forma libera (FT3 e FT4) quella biologicamente attiva. L’ormone tiroideo regola numerose funzioni del metabolismo, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo. Per mantenere il metabolismo ad un livello normale deve essere continuamente secreta esattamente la giusta quantità di ormoni tiroidei, infatti piccole variazioni possono avere ripercussioni notevoli sull’organismo. La sintesi e la secrezione degli ormoni tiroidei è controllata da ghiandole presenti nel cervello: l’ipofisi e l’ipotalamo. La tireotropina, nota con la sigla TSH, è un ormone prodotto dalla ipofisi, una piccola ghiandola endocrina posta alla base del cranio, il cui compito è di far aumentare la secrezione degli ormoni tiroidei. Il TSH è a sua volta controllato da un ormone prodotto dall’ipotalamo, noto con la sigla TRH.
Tiroide: ecco le patologie tiroidee
- Gozzo: nelle fasi iniziali, è l’unico sintomo evidente di una patologia legata alla tiroide che si ingrossa, probabilmente in seguito a una riduzione di T3 e T4 e quindi a un’aumentata stimolazione tireotropinica. Nelle fasi successive, si possono formare anche dei noduli che, nel 95 per cento dei casi, si rivelano benigni, ma che nel 5 per cento dei casi, soprattutto in presenza di un solo nodulo dominante tra altri, può essere un tumore maligno che prevede un’asportazione chirurgica. Come le altre malattie tiroidee, il gozzo colpisce in modo prevalente le donne con un rapporto di oltre 15 a 1 rispetto agli uomini.
- Ipertiroidismo: si manifesta se la tiroide funziona in eccesso, rilasciando troppo ormone nell’organismo. E’ la patologia endocrina maggiormente diffusa, seconda solo al diabete mellito. Le cause possono essere molteplici: dal gozzo, a un’assunzione eccessiva di ormone tiroideo, al morbo di Basedow, a una inappropriata secrezione di TSH, a forme tumorali, come quelle ovariche o a metastasi di tumori tiroidei differenziati.
- Ipotiroidismo: si manifesta quando la tiroide non è in grado di produrre ormoni in sufficienza. L’ipotirodismo può avere differenti cause, dovute sia a fattori genetici che ambientali, tra cui la carenza di iodio.
- Tumori: come si è detto per il gozzo, lo sviluppo di noduli tiroidei è solitamente un fenomeno di natura benigna. In caso di noduli maligni, i carcinomi più comuni sono gli adenocarcinomi papillari o papillari-follicolari (misti) che rappresentano rispettivamente circa il 75% e il 15% per cento dei tumori maligni della tiroide. La prognosi è eccezionalmente buona, con oltre il 90 per cento di probabilità di guarigione. Le donne sono colpite con una frequenza di 4 volte maggiore rispetto agli uomini: si calcola che, ogni anno, i casi in Italia siano di 1600 a 400 anche se, ultimamente, si sta verificando un aumento della nodularità tiroidea anche nella popolazione maschile. Tra le cause principali: l’esposizione a radiazioni ionizzanti alla regione del collo.
- Tiroide di Hashimoto: chiamata anche tiroidite linfocitaria, è l’infiammazione della tiroide più diffusa al mondo. Tende ad avere una distribuzione familiare ed è circa 6 volte più frequente nella donna e colpisce dal 5 al 15% della popolazione femminile; la sua incidenza aumenta con l’età. E’ una malattia di tipo “autoimmune” cioè determinata da una auto-aggressione del proprio sistema immunitario da parte di anticorpi e cellule killer che causano la progressiva distruzione e l’evoluzione frequente verso l’ipotiroidismo.
Ipotiroidismo e ipertiroidismo: cosa mangiare e cosa non mangiare nella dieta
Gli alimenti di seguito elencati vanno evitati se si è affetti da ipertiroidismo. Andranno invece incrementati se si è affetti da ipotiroidismo:
- sale iodato: inserito nella variata ed equilibrata alimentazione al posto del sale comune, utilizzandone 5 grammi al giorno (massimo consentito per un adulto) apporta 160 μg di iodio.
- pesce azzurro: sgombero, cefalo, baccalà, merluzzo, sardine, ecc…: 1 porzione apporta circa 150μg di iodio e se ne consigliano tre porzioni la settimana.
- Crostacei: gamberi, mazzancolle, astici, aragosta, granchi, ecc.: 1 porzione inserita nella dieta 1 volta a settimana apporta circa 120mg di iodio.
- vongole: cotte a piacere, 100 grammi di vongole o cozze apportano 140 μg di iodio, l’importante è non esagerare perché contengono anche parecchio colesterolo oltre che non essere indicate durante la gravidanza. Condire la pasta o il riso con vongole o cozze è un buon metodo per contenerne il consumo: anche solo 20 grammi di questi alimenti apportano circa 30 μg di iodio. Anche le alghe marine essiccate contengono molto iodio.
- uova di gallina: un uovo di gallina contiene circa 35μg di iodio, si consiglia di consumare 2-3 uova a settimana, come prevede un’equilibrata alimentazione
- yogurt: quello di latte intero apporta circa 78 μg di iodio, se ne consiglia 1 vasetto al giorno.
- carne: per avere un maggiore apporto di iodio è preferibile quella di vitellone (parte del muscolo senza grasso visibile) ed anche il fegato.
- anacardi: frutta secca a guscio: anacardi, noci, pistacchi ne sono ricchi.
- mirtilli rossi: questo frutto, tipico della stagione estiva, è particolarmente ricco di iodio.
Cibi interferenti: Cavolfiori, rape e soia
Alcuni alimenti contengono sostanze che sono in grado di modificare l’assorbimento o l’utilizzo dello iodio (riducendone, di fatto, la disponibilità) e sono pertanto definite “gozzigene”: tra questi i composti organici solforati, gli ftalati, gli idrocarburi policiclici aromatici e il litio, che agiscono con meccanismi differenti. Cavolfiori, rape e soia sono i principali alimenti contenenti queste sostanze, tuttavia il loro consumo moderato all’interno di una dieta varia non causa il manifestarsi di una disfunzione a livello della tiroide, ma potrebbe modificare l’effetto della terapia medicinale o ormonale in presenza di distiroidismo accertato.
Tiroide e disturbi tiroidei: cosa mangiare per prevenirli
Accanto allo iodio, di grande importanza risulta essere l’apporto di altri micronutrienti quali selenio, zinco e magnesio. In particolare, il selenio potrebbe essere utile per la prevenzione delle disfunzioni tiroidee. Sono alimenti ricchi di selenio:
- il pesce azzurro (sardine fresche in primis);
- i molluschi;
- il fegato (frattaglie);
- i cereali, soprattutto integrali.
Zinco e magnesio sono microelementi implicati in numerose funzioni nell’organismo che riguardano anche la funzione endocrina per cui è utile che l’alimentazione apporti questi elementi che sono presenti in:
- semi di sesamo, di grano tostato, di zucca e di anguria
- carne di manzo
- carne di agnello
- ostriche
- cioccolato fondente
- arachidi e noci.
Attenzione a farmaci, integratori e cosmetici
Alcuni farmaci, integratori o prodotti di erboristeria utilizzati a fini dimagranti, in particolare come trattamento anticellulite, possono interferire con la funzionalità tiroidea anche in maniera grave per chi soffre di ipertiroidismo o intolleranza allo iodio. Incidono sulla tiroide tutti quei cosmetici a base di fucus, alga bruna e più in generale estratti di (o a base di) sali marini o alghe. Ancora più cautela dev’essere usata con creme specifiche per il trattamento anticellulite, che possono contenere tiroxina.