Ragusa – “Sono due anni che ci mancate”: Michele Placido saluta così il pubblico del teatro Duemila a Ragusa. È appena conclusa la commedia “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni. Il pubblico applaude e lui, con voce commossa, ringrazia.
Giovedì 20 gennaio è andata in scena la piacevolissima commedia datata 1735, ma che ha una attualità da viaggio nel futuro. È incredibile come si possano riconoscere personaggi che sembrano sbucati dalle nostre conoscenze. Il protagonista (ma in realtà sono tutti personaggi di primo piano, ognuno con un compito e una caratterizzazione vivace e coinvolgente) è Don Marzio (Michele Placido), un “raccoglitore” di notizie che, giurando sulla sua discrezione, le spiattella a chiunque deformando la realtà. Un produttore di fake news che godrebbe se avesse avuto un attuale “profilo social”. Grazie alle sue “manipolazioni” verbali si snodano diverse vicende. Lo sfaccettato affresco sociale e umano che Goldoni ritrae nella sua commedia è in costante movimento attorno alla bottega del titolo, gestita con oculatezza da Ridolfo con il suo aiutante Trappola. Sullo stesso campiello veneziano si affaccia anche un luogo assai meno onorato: la casa da gioco di Pandolfo. La bisca calamita il giovane mercante Eugenio, vittima della dipendenza dal gioco: perde, s’indebita, impegna i gioielli della moglie.
La giovane Vittoria, di buona famiglia e sentimenti sinceri, molto deve penare – sostenuta da Ridolfo – per tentare di riportarlo sulla retta via. Anche il conte Leandro ama il gioco e spenna il povero Ridolfo grazie alle carte truccate, inoltre corteggia la bella ballerina Lisaura che spera di sposarlo. Ma una pellegrina – Placida – appena giunta a Venezia lo riconoscerà come suo marito, nient’affatto nobile. Da una parte Don Marzio che crea dissapori e fraintendimenti e dall’altra il buon Ridolfo che cerca di riportare tutti sulla retta via. Al termine ci riuscirà, mentre Don Marzio sbugiardato sarà costretto a lasciare Venezia. Michele Placido, lo sappiamo, non ha bisogno di elogi, ma in questo caso la caratterizzazione del suo personaggio è perfetta: l’ambiguità è palpabile. Da 10 e lode Francesco Migliaccio che spinge verso la credibilità Ridolfo che è fin troppo buono e compassionevole. Una menzione a parte per Luca Altavilla nei panni di Trappola. Bravi gli altri componenti della compagnia. Nessuna sbavatura e tanta voglia di stare sul palco.
“Applausi meritati per tutti – dicono Angelo Cascone e Carlo Nobile di Ac eventi – ringraziamo il pubblico che è intervenuto. Crediamo che abbiano avuto la possibilità di godere di uno spettacolo di altissimo livello. Il nostro impegno è, poi, finalizzato a far sì che tutto possa svolgersi in sicurezza, nel pieno rispetto delle normative vigenti. La voglia di teatro, e in questo caso di teatro di qualità, continua a farla da padrone”.