Ragusa – Ancora non si spengono i commenti stupefatti per l’operazione voluta dalla Procura di Ragusa che ha portato al sequestro di 62 mila metri quadrati della spiaggia di Macconi, a Marina di Acate, nel Ragusano, nell’ambito di un’indagine per disastro ambientale, discarica abusiva e occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo. Abbiamo anche riportato le prese di posizione durissime di Legambiente Sicilia e della Cgil provinciale, ma è giusto ricordare che parte del merito di quanto sta accadendo è anche merito della deputata regionale 5 stelle di ragusa, Stefania Campo, che su marina di Acate e sui Macconi è intervenuta parecchie volte con iniziative parlamentari. Ed è stata della Campo il primo commento a caldo sul sequestro, quando ha commentato “adesso il governo Musumeci non può più nascondere la testa sotto la sabbia”.
Dopo i ringraziamenti “alla Procura di Ragusa per l’operazione grazie alla quale si potrà fare luce su un vergognoso scempio ambientale che si è protratto per molti anni” la parlamentare Ars fa chiarezza sulla vicenda “tuttavia questo (l’operazione disequestro n.d.r.) non può essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza per una reale operazione di riqualificazione ambientale. In questo senso la Regione e l’assessorato al Territorio e Ambiente non si sono mai mossi, nonostante anni di interrogazioni e atti parlamentari all’Ars, esposti, sopralluoghi delle autorità e servizi giornalistici, tra cui uno della trasmissione Le Iene, che ha portato l’amara vicenda su una ribalta nazionale. Anche l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, su nostro input, scrisse una vibrata nota al presidente della Regione Nello Musumeci, per competenza, ma, non ricevendo alcuna risposta, incaricò di una verifica l’ammiraglio Caligiore. Forse Acate, Marina di Acate e Scoglitti non rientrano nel territorio siciliano? Ora che la notizia del sequestro è su tutti i giornali, sarebbe opportuno che il governo regionale portasse finalmente la propria attenzione su questo caso, avviando ogni azione possibile per prevenire nuovi disastri ambientali e recuperare il danno subito dai territori. Serve un progetto pilota con il quale disseppellire per almeno due o tre metri di costa la spiaggia, quantificare la reale entità del danno e iniziare una riqualificazione ambientale di tutta quest’area del Sud-est che è unica nel suo genere, tanto da essere definita ‘fascia trasformata’.
Un’area che non può più essere ignorata dalla Regione”. Intanto, come già riportato dal nostro giornale, Legambiente Sicilia ha chiesto che “la Regione si attivi con risorse proprie per realizzare la bonifica sul modello di quanto si farà sui trentasei siti orfani siciliani che verranno risanati utilizzando le risorse del PNRR. L’auspicio da parte nostra è che vengano presto individuati i responsabili ai quali la Regione siciliana potrà poi chiedere il risarcimento dei danni causati da questo scempio”- E da parte sua la Cgil di Ragusa ha parlato di ”modello produttivo da cambiare perchè provoca danni all’ambiente e alla salute” ed ha annunciato che “la CGIL a partire dal 2022 è parte di una rete multidisciplinare che intende affrontare questo genere di problematiche. Non è l’unica iniziativa in questo ambito, per questo è importante che si costruisca un confronto a tutti i livelli attraverso l’approccio multidisciplinare affinché ognuno in modo coerente e competente possa dare un contributo concreto verso una nuova riconversione per questo territorio”. (da.di.)