Ragusa – Forzando la mia natura di lettore lento (e non solo negli anni ormai senili, ma anche in quelli giovanili e della maturità), sto compiendo sforzi notevoli per completare la lettura, iniziata mesi addietro, lasciata poi in sospeso per vari motivi, e in questi giorni ripresa, del terzo volume de “L’amica geniale – Storia di chi fugge e di chi resta” di Elena Ferrante. Non voglio questa volta farmi sorprendere impreparato sulle vicende letterarie di Lila e Lenù, Lenù e Lila,(Lila impersonata da Gaia Girace e Lelù da Margherita Mazzucco) pronte a essere rivissute sul piccolo schermo da domenica 6 febbraio, per la regia di Daniele Lucchetti.
Confesso che fino alla messa in onda, negli anni scorsi, delle prime due parti di questa saga napoletana, ambientata nel “rione” come viene sempre definito, della Ferrante conoscevo “I giorni dell’abbandono” (libro e film) e “L’amore molesto (film) ma fin dall’inizio rimasi folgorato dalla potenza espressiva delle due bambine e poi giovani donne, dei primi episodi de “L’amica geniale” e di “Storia del nuovo cognome”, trasposti televisivamente da Saverio Costanzo. Talmente preso da buttarmi a capofitto nella lettura dei due romanzi che costituiscono appunto la prima e seconda parte della quadrilogia, trovando una corrispondenza se non perfetta, vista la differenza del mezzo letterario da quello televisivo, comunque molto forte soprattutto nel ricreare gli intrecci di vita e ancor più la dialettica tra due caratteri femminili così diversi e quella con il resto dei personaggi di questo affollato rione. E per tutte mi è rimasta impressa l’ottima identica resa nella fiction e nel romanzo , della notte di capodanno 1958 quando da terrazzo a terrazzo si scatena una guerra di fuochi d’artificio a cui, sul finire, in una vero e proprio climax da tragedia greca, si mescolano colpi di pistola.
E ora siamo qui ad attendere le nuove puntate in attesa delle quali sto cercando di completare la lettura del libro anche perchè ci stiamo trovando in pieno clima anni 70, con le lotte studentesche ed operaie, con le discussioni politiche, le critiche al Pci e il sorgere di quella sinistra ‘extraparlamentare’ a cui anche io in quegli anni avevo aderito.Tutto sintetizzato in un passaggio e poche parole di Lenù, già forte di una laurea alla Normale di Pisa, del successo del suo libro, della frequenza con ambienti intellettuali di sinistra, ma anche del matrimonio e della nascita di una bambina, che ci racconta “smisi di comprare l’Unità, cominciai a leggere Lotta Continua e il manifesto”. Parole scarne ma che racchiudono il senso di tutta una generazione. Il mondo era davvero cambiato e il ‘rione’ sembrava ormai lasciato indietro in un altro mondo e in un’altra epoca. Ma Lila là, nel ‘rione’, era rimasta… Per sapere come andrà a finire, aspettiamo tutti la sera del 6 febbraio. (daniele distefano)