Ragusa – Sono numeri non solo importanti ma anche in aumento rispetto all’anno precedente, quelli con cui si svolge la 45^ assemblea dei soci dell’Avis Provinciale Ragusa che si tiene sabato 26 marzo, con inizio alle 16, presso l’auditorium del centro studi Feliciano Rossitto a Ragusa. Sono 43.748 le donazioni effettuate nel 2021, con un incremento, rispetto all’anno precedente, di 3.254 unità di sangue, pari all’8% in più. Un vero e proprio record raggiunto, tra l’altro, in piena emergenza sanitaria.
I soci donatori di sangue in provincia di Ragusa sono 26.639 con un aumento, rispetto ai dati del 2020, di 529 unità. Molte sedi fanno registrare ottime performance, sempre rispetto al 2021, come Vittoria ( +1236 unità), Modica ( + 6524 donazioni ), Scicli (più 437), Comiso (più 326). Solo qualche realtà ha avuto un lieve calo, ma a causa delle oggettive difficoltà a reperire personale sanitario per la raccolta delle UdS.
Ragusa si conferma come una solida realtà con 15.636 unità raccolte ( + 258). Un dato significativo riguarda anche i “neo” donatori, i diciottenni che per la prima volta si affacciano al dono del sangue. Sono 440 donatori nel 2021, con un aumento di ben 121 unità.
Questa la dichiarazione con cui il presidente provinciale dell’Avis, Salvatore Poidomani ha voluto presentate l’appuntamento. “Un immenso grazie a tutti i nostri donatori, alle nostre Avis Comunali, ai quadri associativi e a tutto il personale sanitario e amministrativo, per l’impegno e la dedizione con cui hanno operato per raggiungere questo risultato di valore assoluto considerando anche le difficoltà dovute al persistere della crisi pandemica e delle conseguenze che essa ha continuato a produrre. E’ verosimile pensare che il risultato di missione sia dato dalla combinazione tra la grande spinta di generosità dei Donatori e l’efficienza organizzativa raggiunta dal sistema”. Il presidente Poidomani parla, poi, della guerra in Ucraina e della grave crisi umanitaria.
“La vicenda ucraina deve indurci tutti ad una profonda riflessione sulla necessità di coltivare la Pace ogni giorno. Ciascuno di noi deve assumersi l’impegno e la responsabilità di costruire, vivere e rinnovare la Pace insieme agli altri, nella vita di relazione, nella politica, nei luoghi di lavoro.
La Pace deve essere intesa non solo come assenza di guerra ma soprattutto come promozione dei diritti dell’uomo e della giustizia sociale, combattendo ogni forma di violenza, di sopraffazione e di diseguaglianza. Lavorare per la Pace significa non solo manifestare contro la guerra – conclude il presidente dell’Avis – ma soprattutto creare una cultura del dialogo, educare alla non violenza, al rispetto dell’altro, alla collaborazione, a fare comunità, ad operare per il bene comune”. (da.di.)