Genova – “Chi critica la fornitura di armi ai combattenti ucraini che difendono il loro Paese, chi critica l’aumento delle spese militari per difendere le nostre democrazie, allora non festeggi il 25 aprile”. Così, in una intervista al quotidiano la Repubblica, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che entra in rotta di collisione con l’Anpi.
“Dire a noi, che celebriamo il 25 aprile come momento fondativo della nostra unità nazionale e di tutti i valori che ci rappresentano, che non dovremmo dare agli ucraini le stesse armi e le stesse condizioni di allora per potersi difendere da un’invasione, non è neppure un tema politico, ma prepolitico, direi quasi aristotelico – sottolinea Toti -.
E lo dico parlando da Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, che si è liberata prima che arrivassero le truppe alleate, con gli operai che hanno occupato gli stabilimenti e il porto, con quelle armi paracadutate sulle montagne della Liguria e del basso Piemonte dai Dakota americani e inglesi. Per questo dico: attenti, amici del ‘nè nè’, della neutralità ostentata e del pacifismo un pò peloso: a Kiev si combatte per la libertà di una nazione e anche, un pò, per la salvaguardia della coerenza”.
Quando il presidente Zelensky ha paragonato Mariupol a Genova, aggiunge Toti, “ho avuto i brividi: un’immagine brutale che però ha reso l’idea di quanto stia provando quella nazione. Non ci possono essere sfumature: c’è un popolo aggredito ed è quello ucraino e c’è un governo e uno Stato aggressore, che è quello della Russia. Se pur speriamo che prevalga la ragionevolezza, il governo italiano, l’Ue e l’Occidente devono continuare a fare, con determinazione, ciò che hanno fatto fino ad oggi. Basta con tutti i no, che inchiodano il Paese”.
In merito agli ambientalisti, prosegue Toti, “penso ai nostri pozzi e alle trivelle: devono funzionare. Bene l’accordo con gli Usa per un’ulteriore fornitura energetica che ci aiuti a uscire da una logica che ha impedito all’Italia di utilizzare anche le risorse che ha”. Da qui la nascita di Italia al Centro, “è un passaggio per costruire quel centro politico che è mancato negli ultimi 10 anni in questo Paese e senza il quale non usciremo da una crisi di sistema ormai cronica.
E’ un movimento che vuole mettere insieme tanti movimenti politici. Si ispira alla teoria del ruscello, un partito che nasce dalla confluenza di tanti ruscelli, esperienze di amministrazioni locali, per dare una proposta politica all’insegna di valori popolari, riformisti e liberali”. Il centrodestra per Toti “non si è sciolto, come si vuol fare credere, durante l’elezione del presidente della Repubblica, ma nei due governi precedenti. Ma: qual è il centrodestra? Quello dei vaccini o quello che dice che c’è una dittatura sanitaria? Che crede nelle riforme di Draghi o che le contesta tutte? Al di là di qualche buona esperienza amministrativa, come quelle della Liguria, ho difficoltà a pensare, oggi, Fi, Lega ed altri su un palco insieme”.
(ITALPRESS).