Ragusa – San Giorgio a Ragusa. Che emozione straordinaria risentire di nuovo quell’acclamazione. “Truonu viva, Truonu viva, Truonu viva”. La triplice manifestazione di giubilo è riecheggiata più volte, ieri sera, all’interno del Duomo di Ragusa stracolmo di devoti e fedeli. Un’acclamazione che ha fornito la dimensione compiuta di un rito di valenza storica, la tradizionale “Scinnuta”, che ha assunto ancora più valenza dopo i due anni di fermo forzato a causa dell’emergenza sanitaria.
Moltissimi i fedeli e i devoti presenti sebbene per scelta precisa del parroco, il sacerdote Pietro Floridia, e del comitato dei festeggiamenti fosse stato deciso di non pubblicizzare preventivamente l’evento religioso. Ciò per i motivi riguardanti le problematiche anticontagio tuttora in corso. Ma, evidentemente, è bastato solo il passaparola per far sì che la chiesa Madre si riempisse in maniera importante.
I festeggiamenti in onore di San Giorgio martire hanno dunque preso il via con questo speciale momento. Ieri sera, subito dopo la messa vespertina della Santa Pasqua, i devoti e i fedeli hanno di nuovo potuto incontrare il santo cavaliere. L’entusiasmo è stato incontenibile durante la cerimonia della traslazione del simulacro del santo cavaliere dalla nicchia in cui viene ospitato tutto l’anno sino all’abside del Duomo. Effettuata la “Scinnuta”, i componenti del comitato che cura i festeggiamenti hanno proceduto a sistemare la lancia d’argento che colpisce il drago (quest’ultima fu regalata nel 1896 dai “sangiovannari” al loro celeste patrono, San Giorgio, proprio qualche mese prima che San Giovanni venisse proclamato patrono di Ragusa superiore) e le staffe del santo cavaliere. Qualche minuto prima, stessa procedura era stata effettuata per la traslazione dell’Arca santa (contiene oltre 100 reliquie di santi, le ultime delle quali sono state collocate dall’attuale parroco del Duomo, don Pietro Floridia, qualche anno fa: si tratta di quelle della beata Madre Candida dell’Eucaristia e di Santa Teresina di Gesù bambino), anche in questo caso utilizzando un sistema di argani molto ingegnoso ed efficiente, così come accade da un centinaio d’anni circa a questa parte.
La chiesa Madre era gremita di devoti che, dopo la santa messa, si sono stretti attorno al glorioso patrono di Ragusa, dimostrando un immutato affetto, destinato a rinnovarsi da qui sino ai giorni in cui si terrà la festa esterna, quest’anno prevista per il 27, 28 e 29 maggio. Al suono della marcia di San Giorgio, eseguita con l’organo maximum del Duomo, il simulacro, sistemato sulle spalle dei portatori, ha dato vita alla caratteristica “ballariata”. La navata centrale del Duomo è stata percorsa parecchie volte. “Abbiamo alzato il simulacro sulle mani davanti all’altare – dicono i portatori – per evocare il vero motivo della “ballariata” ovvero innalzare il Patrono a Dio perché possa fungere da intercessore tra noi e Dio tramite San Giorgio. Il senso della “ballariata” nasce da lì, quando si usciva il Patrono per annunciare la Resurrezione di Cristo il Sabato santo”.
Più volte, inoltre, il simulacro è stato fatto affacciare, a porte del Duomo aperte, sulla soglia del sagrato, un altro gesto simbolico, con il santo cavaliere che ha voluto rendere omaggio, in un saluto che si ripete ogni anno durante questo periodo, alla città e alla comunità dei fedeli. Anche l’Arca santa era stata collocata dai portatori nel transetto accanto all’altare. E così San Giorgio è tornato ad abbracciare il suo popolo.