Comiso – Domani è il giorno della vigilia della festa di Maria Santissima Addolorata a Comiso. E, dopo due anni, è un momento che torna ad assumere un significato pregnante, ricco di motivazioni tra le più disparate. Il giorno della vigilia, nella cittadina casmenea, è stato vissuto sempre con estrema trepidazione. Nel tardo pomeriggio del sabato, fino al 1985, dalla casa del presidente dei festeggiamenti si snodava un festoso corteo con il prezioso manto e le vestigia che adornano il simulacro dell’Addolorata. La famiglia coinvolta in quell’anno non si risparmiava nell’organizzare e solennizzare al meglio quell’evento unico. Questa tradizione è rimasta immutata ed oggi nel pomeriggio della vigilia ci si raduna nella chiesa patronale di San Biagio.
Da lì ha inizio la solenne processione, fino alla Chiesa Madre, con la reliquia, la spada, la raggiera, il fazzoletto, le stelle e i cuori, adagiati su cuscini di velluto e portati da alcuni paggetti, e il manto: un’opera di pregevole artigianato locale, di velluto blu scuro francese, tempestato da stelle ricamate in oro e pietre preziose. Il manto fu realizzato nel 1880, per commissione della signora Giuseppina Ciarcià; nell’anno 2000 ne è stato realizzato uno nuovo, simile per stile e valore, da utilizzare per la processione, in modo da salvaguardare l’antico manto entrato a far parte della storia di Comiso.
La processione è aperta dai bambini dell’inno, con in mano un giglio bianco, pronti a sistemarsi in chiesa Madre per salutare la Vergine Santissima con il loro sventolio di fazzoletti bianchi, i loro “Viva Maria Addolorata” e il loro innocente candore nel canto dell’inno. Il momento più atteso e carico di emozione, il momento più suggestivo e affascinante della festa è certamente la “svelata” della vigilia.
Il simulacro settecentesco della Vergine Addolorata, gelosamente custodito nella nicchia dell’altare laterale a lei dedicato, riappare agli occhi delle migliaia di fedeli che gremiscono la chiesa Madre. Per l’occasione l’altare in cui viene disposto il simulacro si adorna di una veste splendida, quasi a volere imitare il trono celeste in cui la Vergine Santissima dimora. La fantasia degli addetti ai lavori nel disporre drappi, veli ed elementi architettonici appositamente creati, e le centinaia di fiori e ceri fanno di quell’altare l’elemento di sorpresa e di distinguo della festa. Il ritiro della preziosa tenda in filet, appositamente realizzata nel 1928, tra il lancio di petali di rose lungo la navata centrale e la commozione di tutti, segna l’inizio gioioso della festa. Subito dopo la “svelata”, il saluto della città alla Madonna Addolorata con l’inno, composto da mons. Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti nel 1910, cantato da uno stuolo di bambini fa vivere uno dei momenti di più vibrante emozione dei festeggiamenti.
Il corpo bandistico Diana, alle 17, percorrerà le vie principali della città, diffondendo i suoni e la gioia della festa. Alle 19 il raduno dei fedeli nella chiesa di San Biagio per la tradizionale “pigghiata o mantu”. Il corteo muoverà in processione verso la chiesa Madre percorrendo le vie: viale della Resistenza, via Gen. Amato, corso Umberto I, via Di Vita, piazza Fonte Diana, via Mons. Rimmaudo. La svelata è prevista per le 19,30 e a seguire ci sarà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, e animata dal coro parrocchiale Santa Maria delle Stelle.