Plastica e rifiuti delle serre spadroneggiano sulla spiaggia: i risultati dell’indagine beach litter svoltasi il 13 maggio a Marina di Acate.
La storica campagna “Spiagge e fondali puliti” di Legambiente si è svolta per la prima volta sulla spiaggia di Marina di Acate, uno dei bellissimi litorali iblei tristemente noto anche per la presenza di quantità di plastica e di rifiuti provenienti dalle attività serricole limitrofe.
L’attività si è svolta in collaborazione con i tutor ambientali del progetto Trasformare la Fascia Trasformata, i ragazzi assistiti dal Presidio Caritas e la partecipazione di Oipa, WWF, Farde Verde. Non solo raccolta di rifiuti. Legambiente offre una fotografia dell’emergenza rifiuti abbandonati sulle spiagge grazie all’indagine Beach Litter, una delle più grandi campagne di citizen science basata su un protocollo ufficiale di campionamento e catalogazione dei rifiuti applicato su tutte le spiagge investigate dagli 834 volontari dei Circoli locali di Legambiente che in tutta Italia hanno partecipato all’iniziativa.
Questi i dati del monitoraggio, dove si evince che, a Marina di Acate, la plastica la fa da padrona con circa il 90 % sul totale raccolto, con la differenza, rispetto alle altre località monitorate, che una gran quantità di rifiuti è proveniente dalle attività serricole e in parte dalla pesca.
E così in 100m di spiaggia sono stati ritrovati 75 pezzi di manichetta per l’irrigazione, 25 pezzi di teli di plastica di copertura per le serre, 7 clips e fili di nylon per legare le piante, 3 cassette di plastica e 4 flaconi di fitofarmaci. Sono stati ritrovati anche 10 pezzi di reti da pesca, 3 scatole di polistirolo per la pesca, 5 cime e corde. Ancora oltre 100 pezzi di plastica tra 2,5 e 50 cm, 24 pezzi di plastica di lunghezza superiore a 50 cm e 29 pezzi di polistirolo. E poi ancora altra plastica. Sempre nel tratto di spiaggia monitorata, 22 bicchieri, 4 posate, 12 cannucce, 20 tappi, 13 shoppers, 25 flaconi di plastica. Il restante 10% di rifiuti è suddiviso tra alluminio, vetro, carta e altri materiali. Sempre nei 100m di spiaggia sono state contate ben 32 lattine e 79 bottiglie di vetro.
Dai dati nazionali, la plastica si attesta essere, ancora una volta, il materiale più comune ritrovato, ben l’84% degli oggetti rinvenuti (37.604 sui 44.882 totali), seguita da 2.004 oggetti di metallo (4,5%), 1.920 di carta/cartone (4,3%) e 1.566 di vetro/ceramiche (3,5%). Inoltre, ben il 46% di tutti i rifiuti monitorati nell’indagine, riguarda i prodotti usa e getta, alcuni dei quali al centro della direttiva europea che vieta e limita gli oggetti in plastica monouso.
Cosi Alessia Gambuzza – Presidente di Legambiente Scicli Kiafura e responsabile dell’area ambientale di TFT: “Per Legambiente e per il progetto TFT si è trattato di un’edizione di “Spiagge e fondali puliti” particolarmente importante. Il monitoraggio si è svolto infatti insieme ai figli dei braccianti che lavorano nelle serre, i quali hanno partecipato sia alla raccolta che alla conta dei rifiuti. E’ determinante che anche questi ragazzi si rendano conto che la mancata gestione dei materiali impiegati in agricoltura e nella pesca fa si che questi finiscano immediatamente nell’ambiente ed in spiaggia a rovinare l’ecosistema e ad inquinare irreversibilmente i mari.
Il 2022 si è aperto con il recepimento in Italia della direttiva europea SUP (Single Use Plastics) ed è stata approvata finalmente la Legge Salvamare che permette ai pescatori di liberare il mare dai rifiuti. Risultati su cui ci siamo impegnati molto e che rappresentano senza dubbio un segnale positivo, in risposta al grido d’aiuto che lanciano le nostre spiagge anche con il monitoraggio di quest’anno.
Nei nostri territori, i rifiuti da attività agricole e l’usa e getta in plastica, come confermato dall’indagine Beach Litter 2022, restano tra le principali cause di inquinamento in mare e minaccia per l’ecosistema marino. L’impegno deve essere ora quello di proseguire lavorando sulla sensibilizzazione delle persone e delle aziende, sulla gestione e il riciclo dei rifiuti da attività produttive, altrimenti la sola messa al bando delle plastiche monouso non sarà sufficiente”.