Ragusa – Sembra vada ad infuocarsi la discussione sulla vicenda dell’affidamento a privati della struttura del City, dopo una dichiarazione del Sindaco di Ragusa Peppe Cassì che tende a minimizzare la questione e la controreplica del circolo cittadino di Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi aveva sollevato il problema. Partiamo proprio da questo antefatto, lo scorso 11 maggio Fratelli d’Italia, con una nota stampa aveva sollevato una serie di questioni, che si possono così riassumere “nel bando per l’affidamento in comodato dell’immobile era previsto che l’attività si dovesse avviare entro tre mese dall’affidamento, pena la decadenza della concessione; dal momento della consegna dell’immobile sarebbero state a carico del comodatario tutte le spese relative alla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile.
Dal contratto di comodato, però, il termine dei tre mesi è sparito e, inoltre, risulta agli atti del Comune l’autorizzazione a una spesa di 4.600 euro per la manutenzione dell’impianto elettrico dell’immobile”. In un primo momento sulle domande era calato un totale silenzio mentre si registrava un piccolo fatto di cronaca che aveva riportato l’attenzione proprio sullo stato di abbandono del City, ovvero una ‘passeggiata’ di alcuni giovani sul tetto della struttura, documentata fotograficamente dal presidente di Ragusa in Movimento Mario Chiavola, che chiedeva si prendessero misure di sicurezza. E finalmente, il 20 maggio il sindaco Cassì decide di far conoscere il proprio pensiero sulla vicenda diffondendo una dichiarazione ufficiale. In essa si legge questa narrazione molto rassicurante “in questi giorni il City avrebbe già dovuto aprire le sue porte, avviando l’attività ristorativa e socio-culturale prevista.
C’è un ritardo, ed è opportuno fornire un aggiornamento della procedura in corso, che permetterà a questo luogo dalle grandi potenzialità di tornare a vivere e, soprattutto, a rivitalizzare e riqualificare anche l’area circostante. Successivamente alla stipula del contratto di comodato, avvenuta il 18 ottobre 2021, già dal 14 dicembre dello stesso anno il Settore Sviluppo Economico ha chiesto chiarimenti “in ordine allo stato di avanzamento dei lavori propedeutici all’apertura dell’attività di cui al progetto presentato”. È seguito un dialogo continuo, reso necessario anche dagli ostacoli di varia natura che si sono presentati, legati al rilascio di certificazioni e alla contingenza della crisi pandemica che ha indotto la ditta aggiudicatrice del City a chiedere una proroga per l’avvio delle attività. Infine, a seguito di ulteriori sollecitazioni ed incontri, la ditta ha fornito un nuovo cronoprogramma: – i lavori di adeguamento e avvio bistrot sono in corso, e l’inizio dell’attività ristorativa e bar è prevista in occasione dei festeggiamenti di San Giovanni; il coworking verrà formalmente inaugurato a fine giugno; eventi culturali, artistici e musicali sono previsti in data 29/05 – 10/06 – 21/06 – 05/07; attività sportiva a cura dell’associazione OXOSSI, ogni martedì ore 19.00 a partire dal 9 maggio 2022; convegni di presentazione di progetti di cooperazione nell’ambito delle filiere agricole dal 15 luglio”.
La dichiarazione del primo cittadino ha sortito l’effetto opposto di buttare benzina sul fuoco negli animi dei rappresentanti di Fratelli d’Italia di Ragusa.per cui Alessandro Sittinieri, coordinatore e Umberto Calvanese, vice coordinatore del partito della Meloni hanno subito replicato” dall’intervento del sindaco nascono solo altri interrogativi”. E precisano punto per punto “invece di chiarire, Cassì cerca di far sembrare meno grave la situazione, ma le sue dichiarazioni non hanno altro risultato che generare nuovi interrogativi, oltre a costringerci a ribadire quelli già posti. Per cominciare, il sindaco dice che la stipula del contratto di comodato è avvenuta il 18 ottobre 2021. All’Albo Pretorio risulta il 14 dello stesso mese. Poi, dov’è il verbale di consegna dell’immobile? Come mai dal contratto pubblicato sulla sezione “amministrazione trasparente” del sito istituzionale del Comune è sparita la clausola che obbligava il comodatario ad avviare l’attività entro tre mesi? A cosa sarebbe servito, dunque, chiedere una proroga se l’obbligo di apertura entro 90 giorni era scomparso dal contratto?
Dov’è la richiesta di proroga? Ancora: perché l’Amministrazione, con la stessa solerzia con la quale ha convocato una conferenza stampa per esultare dell’affidamento, non ha informato la città della decisione di concedere una proroga? Come mai, nonostante il locale sia stato affidato a ottobre, a marzo 2022 è stata autorizzata la spesa di 4.600 euro per la manutenzione dell’impianto elettrico che, da contratto, avrebbe dovuto essere a carico del comodatario? Non ritiene l’Amministrazione – continuano Sittinieri e Calvanese – che continuare a parlare di contingenza pandemica quale impedimento per l’avvio di un’attività per il periodo ottobre 2021-maggio 2022 non voglia dire altro che cercare scuse per coprire una semplice inadempienza? Come avrebbero fatto, allora, tutte le attività che hanno aperto nello stesso periodo? Il maggior numero di certificazioni da rilasciare dipendono dal Comune: possibile che l’Amministrazione non sapesse che il rilascio di certificazioni per quell’immobile fosse più complicato?
Possibile che tutte le presunte criticità non fossero già note al Comune e al comodatario da prima dell’aggiudicazione del bando, a partire dallo stato dei locali che, si presume, siano stati oggetto di preventivo sopralluogo tecnico? In ultimo, per quale motivo invece di “sollecitare e incontrare” la ditta aggiudicataria inadempiente, a fronte dei ritardi di quest’ultima, l’Amministrazione comunale non ha pensato a revocare l’affidamento del locale e procedere con la seconda ditta in graduatoria?”. Per concludere, Alessandro Sittinieri e Umberto Calvanese tagliano corto “ci auguriamo davvero che il sindaco e l’assessore Licitra vogliano fugare ogni dubbio perché, oltre al fatto che per vedere il City nuovamente operativo dovranno passare altri tre mesi, nel comunicato dell’amministrazione risposte chiare ce ne sono ben poche”. (da.di.)