Milano – Il virus del vaiolo delle scimmie è stato isolato al Sacco di Milano nel laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle Bioemergenze.
“Rappresenta un importante risultato per la ricerca scientifica – spiega la vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti- in quanto sarà possibile saggiare l’attività di farmaci antivirali e testare la risposta anticorpale dei pazienti che hanno contratto l’infezione e della quota di popolazione vaccinata contro il virus del vaiolo.
Una ulteriore testimonianza del valore della ricerca scientifica dei laboratori lombardi”.
Sappiamo che il numero dei casi” di vaiolo delle scimmie “potrebbe aumentare nei prossimi giorni, siamo veramente all’inizio di questo evento. Il primo caso è stato notificato il 7 maggio, sono dunque solo 3 settimane e sappiamo che avremo più casi nei giorni a venire”.
A evidenziarlo è stata Sylvie Briand, direttrice dell’Emergency Preparedness dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), durante il technical briefing sul focolaio di monkeypox in corso in più Paesi, che si sta tenendo alla 75esima World Health Assembly.
Oggi, ha sottolineato l’esperta, stiamo vedendo un alto numero di casi in più Paesi in pochi giorni. “Questo evento è inusuale – ha osservato – perché di solito noi abbiamo o zero casi o casi veramente sporadici nei Paesi non endemici”.
Abbiamo molte incognite, perché non sappiamo se questa situazione sia dovuta a un cambiamento del virus” e “non sembra così, perché la prima sequenza del virus evidenzia che il ceppo non è diverso da quello che possiamo trovare nei Paesi endemici. Probabilmente” quello che sta accadendo “sarà dovuto a un cambiamento nei comportamenti umani, ma stiamo indagando. Ci sono anche molte incertezze per il futuro”, ha detto ancora Briand.
“Non sappiamo se questa trasmissione si fermerà. Nei Paesi endemici vediamo dei focolai limitati e speriamo che sia esattamente lo stesso con quello attuale, ma non lo sappiamo. Come non sappiamo l’estensione” reale “della malattia – ha proseguito l’esperta – Abbiamo chiesto ai Paesi di essere più vigili” e ora “loro rilevano più casi. Speriamo di poter sapere” qual è la situazione “nei prossimi giorni, ma al momento non sappiamo se vediamo la punta dell’iceberg e ci sono più casi ancora non rilevati nelle comunità; non sappiamo se ci sono ‘serbatoi’ animali e neanche la modalità di trasmissione”. Quindi è “difficile valutare il rischio di diffusione nella comunità”, ha evidenziato Briand.
“E’ molto importante comunicare su questo evento per evitare panico e stigmatizzazioni verso alcuni gruppi e ridurre l’impatto sulla società. Non raccomandiamo restrizioni di viaggio. Abbiamo bisogno di strategie basate sul rischio e commisurate sul rischio e, se ci sono possibilità di usare vaccini o trattamenti, devono essere usati tenendo conto delle esigenze di salute pubblica e occorre essere veramente saggi nell’uso di queste contromisure. Abbiamo inoltre bisogno di collaborazione globale”, ha quindi sottolineato.
L’esperta ha ribadito un messaggio già lanciato nei giorni scorsi da altri esperti Oms. Il vaiolo delle scimmie “non è Covid”. “Pensiamo che – ha aggiunto – se si mettono in campo le misure giuste ora, possiamo probabilmente contenerlo facilmente. Vogliamo aumentare la consapevolezza perché siamo davvero all’inizio e abbiamo una buona finestra di opportunità per fermare la trasmissione ora”.