Ragusa – Lo scorso 20 maggio l’Agenzia delle Entrate ha annunciato che, da quest’anno, la gestione della dichiarazione precompilata del modello 730 può essere dal contribuente affidata non solo ad un familiare ma anche a persona di fiducia diversa da un familiare.
L’Associazione nazionale commercialisti evidenzia che si tratta di una misura che non solo è in palese contraddizione con il fine stesso della precompilata ma di fatto può favorire anche fenomeni che dovrebbero essere contrastati dall’Amministrazione finanziaria e non certo incentivati quali l’esercizio abusivo della professione e situazioni di irregolarità fiscale conseguenti alle possibili, o per meglio dire probabili, mancate fatturazioni di prestazioni.
“Non si comprende, in quanto non specificato nella comunicazione di Ade – dice il presidente di Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino – se questa novità di poter affidare ad “una persona di fiducia” anche diversa da un familiare la gestione della propria dichiarazione sia riconducibile ad una volontà espressa dal legislatore o se invece sia una decisione assunta esclusivamente dall’Agenzia, e comunque, in entrambi i casi, sarebbe interessante poter conoscere le valutazioni che hanno condotto a questa scelta.
La dichiarazione precompilata, nonostante i tentativi di farla passare come una operazione all’insegna della semplificazione, nulla ha di semplice: 137 le pagine delle istruzioni ministeriali del nuovo modello, 539 le pagine della circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate e della Consulta Nazionale dei Caf dello scorso anno, mentre si attende ancora quella di quest’anno, senza contare la previsione di apposizione di diversi visti di conformità che comportano responsabilità importanti”.
Anc, fin dal principio, ha espresso la sua contrarietà al sistema della dichiarazione 730 precompilata, come pure alle altre precompilate introdotte successivamente, evidenziandone ogni volta i numerosi limiti e le tante contraddizioni, e comunque gli stessi dati relativi allo scorso anno, resi noti dall’Agenzia, di fatto certificano il fallimento di una operazione che, trascorsi 7 anni dal suo debutto, registra una adesione da parte dei contribuenti ancora molto bassa.
“Di fronte a certe scelte – sottolinea ancora Paolino – è anche legittimo pensare che il motivo possa essere unicamente quello di cercare, in ogni modo possibile, di far aumentare il numero delle dichiarazioni precompilate trasmesse ogni anno, con il solo fine di dare una giustificazione al sistema introdotto, e magari per fare cassa con le conseguenti sanzioni per inevitabili errori commessi dai contribuenti, senza preoccuparsi minimamente della competenza e della professionalità che restano invece indispensabili quando si affronta la materia fiscale. Le professionalità, in questo Paese, piuttosto che essere incentivate per garantire legalità ed efficienza, vengono quasi demonizzate a scapito di una sciatteria che, se non fosse orchestrata dal Mef, risulterebbe ridicola. L’auspicio è che l’Agenzia delle Entrate e anche il Mef comprendano la reale portata della modifica introdotta e, se questo non accade, che sia il legislatore a porre tempestivamente rimedio al profilarsi di uno scenario che sarebbe estremamente dannoso per il sistema fiscale”.