Sono ancora in aumento i casi di vaiolo delle scimmie in Italia. Secondo gli ultimi dati salgono a 29 i casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia all’8 giugno.
Il dato emerge da un documento di aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) pubblicato il 10 giugno.
I numeri più alti nell’area europea Oms si evidenziano in Gran Bretagna con 321 casi, Spagna con 259 e Portogallo con 191.
All’8 giugno, 1285 casi confermati in laboratorio e un caso probabile sono stati segnalati da 28 Paesi in quattro regioni dell’Oms in cui il vaiolo delle scimmie non è comune o non era stato precedentemente segnalato.
Non sono stati segnalati decessi in queste quattro regioni. L’Oms prevede un aumento dei casi. Il virus è stato trovato nello sperma di 7 pazienti e in un caso è stato in grado di replicarsi in laboratorio. In Italia finora confermati 29 casi quasi tutti uomini. “Il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale di una persona affetta da questa malattia in una forma capace di replicarsi” . Lo afferma in una nota l’Istituto Lazzaro Spallanzani, spiegando che «il virus è stato isolato nei laboratori dell’Istituto dal liquido seminale prelevato da un paziente 6 giorni dopo la comparsa della febbre e, in coltura cellulare, si è dimostrato capace di infettare e di replicarsi in laboratorio. Finora – si legge ancora nella nota – la presenza del materiale genetico del virus è stata rilevata nel liquido seminale di 6 dei 7 pazienti studiati allo Spallanzani, ma in questo caso il virus è stato anche isolato in coltura».
Vaiolo delle scimmie: l’ipotesi della trasmissione (anche) sessuale
I ricercatori stanno conducendo ulteriori studi sulla durata e persistenza del virus nello sperma e in altri materiali biologici, per comprendere a fondo i meccanismi della trasmissione di questo virus da uomo a uomo. La scoperta potrebbe in particolare fare luce sul ruolo della trasmissione sessuale, ipotizzata nel contesto dell’attuale focolaio che ha coinvolto oltre 1.000 casi, segnalati da 28 paesi del mondo in cui tale infezione non è endemica.
La trasmissione per via sessuale era già fortemente sospetta e il lavoro dello Spallanzani conferma questa ipotesi visto come si è diffusa la malattia» commenta l’infettivologo Massimo Galli , già direttore sanitario dell’ospedale Sacco di Milano. Sulle modalità di trasmissione il professore sottolinea comunque come basti molto meno di un rapporto sessuale per contagiarsi: «Temo possa bastare la sola saliva, il bacio in questo caso» oltre ai contatti stretti, ai contatti con liquidi biologici o indumenti e lenzuola contaminati con il pus emesso dalle vescicole infette. Ma quanto può impattare sulla effettiva trasmissione sessuale il fatto che il virus isolato nel liquido seminale si sia replicato in laboratorio? «L’attività replicativa in laboratorio di un virus ottenuto da un qualsiasi materiale biologico, liquido seminale compreso – conclude Galli – è un buon indicatore del fatto che si tratti di un fluido replicante. Ovviamente in una condizione di laboratorio non ci sono le limitazioni del sistema immunitario dell’ospite, che ovviamente potrà rendere il virus non in grado di replicarsi nell’organismo in maniera efficace».
Vaiolo delle scimmie: lo studio dello Spallanzani
Proprio qualche giorno fa i ricercatori dello Spallanzani hanno pubblicato sull’ultimo numero di Eurosurveillance, la rivista scientifica dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC),un articolo che descrive i primi quattro casi osservati in Italia di vaiolo delle scimmie, tutti uomini. Dall’analisi dei dati epidemiologici e clinici e dallo studio dei vari campioni biologici in cui il virus è stato identificato, l’ipotesi della trasmissione per contatto diretto durante i rapporti sessuali era ritenuta già molto plausibile. «Le caratteristiche della popolazione coinvolta, così come l’esposizione segnalata a molteplici contatti sessuali senza preservativo, suggeriscono che la trasmissione da uomo a uomo attraverso uno stretto contatto fisico nelle reti sessuali gioca un ruolo chiave nell’attuale focolaio. Sono necessari ulteriori studi per valutare la presenza, la persistenza e la contagiosità di del vaiolo delle scimmie in diversi fluidi corporei», si legge nelle conclusioni dell’articolo. I ricercatori, che già avevano segnalato la presenza del virus nel liquido seminale di alcuni pazienti, avevano nell’occasione spiegato che «molti altri virus che causano la viremia possono essere trovati nello sperma senza evidenza diretta di trasmissione sessuale». Il virus potrebbe persistere anche se non è in grado di replicarsi all’interno del tratto riproduttivo. Tuttavia lo Spallanzani ha ora chiarito, proseguendo con le indagini, che il virus prelevato dallo sperma del paziente è stato in grado di replicarsi in laboratorio.
Vaiolo delle scimmie: sintomi e come si trasmette
Il paziente sembra diventare contagioso con lo sviluppo dei primissimi sintomi, rimanendolo finché tutte le croste non siano cadute, va da sé quindi quanto sia importante mantenere coperte le lesioni per prevenire la diffusione del virus. Anche in questo caso è necessario prestate attenzione ad oggi contaminati, ad esempio indumenti, lenzuola o asciugamani usati da soggetti infetti, oltre che ovviamente da colpi di tosse e starnuti.