Un gemello digitale di ciascuno di noi. Arriverà tra una decina di anni e sarà una perfetta copia di noi stessi creata a partire dai dati. Sarà in grado di pensare, replicherà i nostri comportamenti, le nostre preferenze e le nostre scelte d’acquisto. Lo afferma Rob Enderle, esperto americano di tecnologia e consulente per le più rinomate aziende della Silicon Valley.
Prevedere il futuro. Fantascienza? Non proprio: le tecnologie per realizzare la nostra copia digitale esistono già. A patto di avere a disposizione una quantità di dati sufficiente, un sistema di intelligenza artificiale potrebbe già oggi effettuare previsioni molto precise su alcune nostre scelte, per esempio in campo politico, sociale o nelle decisioni d’acquisto.
Questi dati provengono nella maggior parte dei casi dai nostri comportamenti online e offline: ogni volta che visitiamo un sito web, utilizziamo un’app, acquistiamo qualcosa online o ci identifichiamo in un negozio fisico presentando la nostra tessera fedeltà, lasciamo tantissime tracce digitali che confluiscono in grandi database detti big data.
Tutte queste informazioni, opportunamente aggregate, disaggregate, manipolate e ripulite, permettono ai sistemi di machine learning di imparare qualcosa su di noi, sui nostri comportamenti, sui nostri processi decisionali.
Questione di fedeltà. Ma a che cosa servono questi modelli? Per le aziende i nostri gemelli digitali sono una fonte preziosissima di informazioni: permettono loro non solo di prevedere i nostri comportamenti – cosa compreremo e quando, chi voteremo alle prossime elezioni, quale film sceglieremo su Netflix – ma anche quale pubblicità mostrarci nel prossimo banner così da massimizzarne l’efficacia.
Non solo: possono essere utilizzati dalle industrie per provare virtualmente prodotti o campagne pubblicitarie prima di lanciarle sul mercato, risparmiando così soldi e tempo, ma anche per prevedere il successo di un film o di un videogioco, o per valutare la reazione del pubblico al cambio di look di una pop star. Secondo la società di ricerca Gartner il mercato dei gemelli digitali, che oggi vale poco meno di 5 miliardi dollari, ne varrà 36 entro il 2025.
Sempre più dati. Ovviamente, una simulazione di questo tipo, per funzionare davvero, richiede un livello di fedeltà altissimo: deve tenere conto anche di stereotipi e preconcetti, e allinearsi in tempo reale a ciò che ci accade nella vita vera. In questo momento piove e la pioggia incide su cosa decideremo di fare nelle prossime ore? Deve piovere anche sul nostro gemello elettronico.
Realizzare un modello così accurato richiede una mole enorme di informazioni e una quantità spropositata di sensori che le possano raccogliere. Ed è chiaro come una raccolta di dati così invasiva e su vasta scala sollevi numerosi interrogativi in tema di privacy e di etica. Come vengono raccolte le informazioni? Come vengono processate? Chi garantisce che non ne venga fatto un utilizzo illecito, per esempio influenzando scelte politiche o di consumo?
Occhio agli abusi. La creazione dei nostri gemelli digitali richiederà ancora una decina d’anni di evoluzione tecnologica che porterà allo sviluppo di modelli statistici ad altissima fedeltà: ecco perché è fondamentale che nei prossimi anni i governi inizino a ragionare sulla creazione di organismi di vigilanza indipendenti che possano davvero tutelare i cittadini e la democrazia. (Focus)