Ragusa – Sono trascorsi 2 mesi da quando Daouda Diane scompare nel nulla dopo la denuncia di sfruttamento attraverso un video girato all’interno del cantiere edile dove stava lavorando in nero.
La scomparsa del giovane lavoratore edile Daouda ripropone ancora una volta la difficile condizione di vita dei tanti immigrati nel nostro territorio. Sono gli ultimi arrivati i più fragili e vulnerabili, quelli ai cui tocca passare per prima attraverso l’obbligatorietà di un lavoro in condizioni di sfruttamento nella totale irregolarità.
Sono quelli del collocamento nelle piazze, negli incroci, per strada. Sono quelli che non sanno il nome del datore di lavoro e della ditta per cui lavorano. E che spesso non vengono pagati perché il “ padrone” non si fa più vedere. Questa volta però a scomparire è un lavoratore, Daouda, persona tranquilla e di buona condotta, non un invisibile ma una persona perfettamente integrata. Questa è la storia più grave in assoluto rispetto alle tante altre di sfruttamento in questo territorio. Si tratta di un caso di “lupara bianca” per zittire una persona che si è ribellato allo sfruttamento? La procura sta indagando contro ignoti per omicidio ed occultamento di cadavere, il che vuol dire che i sospetti di cui hanno parlato gli amici e le persone vicine a Daouda sono purtroppo fondati.
Le indagini devono proseguire per trovare la verità e le responsabilità a tutti i livelli. Non è ammissibile una resa di fronte a fatti così gravi. La verità serve ai familiari ma soprattutto alla nostra società che non può permettere di archiviare, non solo da un punto di vista delle indagini, ma soprattutto per le coscienza di ognuno di noi, la morte di un lavoratore che si ribella. Finora l’indifferenza è stata tanta, rompiamo questo muro di silenzio.
La scomparsa di Daouda Diane è stata ripresa anche dalla famosa trasmissione Chi l’ha visto?