Ragusa – A quanto pare sarebbe stato lo stesso assessore ai lavori pubblici del Comune di Ragusa, Gianni Giuffrida, ad affermare che “se l’impianto non avesse dovuto fare i conti con una serie di grandi magagne progettuali, sarebbe già entrato in funzione molto tempo prima”.
A riferire della questione, peraltro molto delicata, è il capogruppo consiliare 5 stelle Sergio Firrincieli, che così commenta “se, comunque, l’assessore, da ingegnere, ritiene che possano esserci state addirittura delle magagne sia progettuali oppure amministrative, ha l’obbligo di denunciarlo e se non lo fa è passibile anche lui di denuncia per avere eventualmente coperto queste magagne. Noi, per il momento, abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti, firmata dal sottoscritto, per potere esaminare il documento di collaudo di questo potabilizzatore così da comprendere chi sono stati i tecnici che hanno realizzato l’intervento.
Giuffrida asserisce che il collaudo non è stato fatto dalla precedente amministrazione. Ecco perché, quindi, lo invitiamo ad essere immediatamente conseguenziale in quanto, purtroppo, le parole hanno un peso e quelle dette pubblicamente dall’assessore ai Lavori pubblici non possono essere pronunciate così come se nulla fosse. Si parla di lavori pubblici, si parla di soldi dei ragusani. Se ci sono delle magagne, si attivi subito la Procura della Repubblica e si individuino gli eventuali responsabili cosicché chi ha sbagliato possa pagarne le conseguenze. Siamo certi che l’assessore non vorrà rendersi complice di quelle che lui stesso definisce magagne”.
In apertura della sua nota stampa, Firrincieli aveva anche esordito con un giudizio politico “da qualche tempo, purtroppo, l’assessore Giuffrida sembra essere entrato nel mood di chi sostiene che tutto quello che non ha fatto lui non andava bene e che, dopo quattro anni e mezzo di amministrazione, è lui ad essere arrivato per salvare Ragusa dal disastro. Diciamo questo perché riteniamo che, naturalmente, non abbia forse compreso come la politica fornisca un indirizzo, politico appunto, e che poi a realizzare le opere siano i tecnici, le ditte chiamate allo scopo”. (da.di.)