Circa il 20-30% delle persone che hanno contratto il virus è affetto da uno stato di leggera confusione mentale che persiste o si sviluppa durante i tre mesi successivi all’infezione iniziale e riporta anche sintomi neurologici. “Ho difficoltà a ricordare le cose e spesso mi sento esausto, come se non riuscissi affatto a schiarirmi le idee. Come una ‘nebbia cerebrale’, c’è qualcosa che posso fare?” È una delle domande che una rubrichista del New York Times si sente porre da lettori e persone che incontra, specie dopo l’ondata di Covid di questi anni recenti.
Il fenomeno comune, sebbene non sia una diagnosi clinica ufficiale, può sorgere dopo diverse notti insonni, durante l’assunzione di alcuni farmaci come gli antistaminici o come risultato del jet lag, tra gli scenari possibili. Tuttavia, può anche essere un sintomo di malattia; può verificarsi con la malattia di Lyme, il lupus e la sclerosi multipla, dopo la cura del cancro o anche durante un raffreddore forte.
Circa il 20-30% dei pazienti Covid è affetto da nebbia cerebrale che persiste o si sviluppa durante i tre mesi successivi all’infezione iniziale e oltre il 65% di coloro affetti da long Covid riporta anche sintomi neurologici, tanto che “sta diventando una crisi di salute neurologica”, ha affermato la dottoressa Michelle Monje, neurologa della Stanford University che studia il caso.
“Ci sono alcune persone che sono in grado di portare avanti il loro lavoro e la loro vita normale, ma potrebbero aver bisogno di fare pause più frequenti tra le attività”, ha precisato Jacqueline Becker, neuropsicologa clinica al Mount Sinai Hospital di New York.
Sebbene la nebbia cerebrale “suoni vaga e temporanea”, la ricerca sta iniziando a dimostrare che può influenzare alcune persone per mesi e assumere il controllo di molti aspetti della vita. “La nebbia cerebrale tende a influenzare la funzione esecutiva, un insieme di abilità essenziali per la pianificazione, l’organizzazione delle informazioni, il seguire le indicazioni e il multitasking”, tra le altre cose, sottolinea il quotidiano, ma “quando la funzione esecutiva è compromessa, spesso avrà un impatto su diversi domini delle capacità cognitive”, afferma la dottoressa Becker.
I ricercatori stanno scoprendo che una causa più comune di nebbia nei pazienti Covid è l’infiammazione, un aumento rapido e ingiustificato del sistema immunitario, un’attività cellulare che può devastare cervello e corpo.
Soluzioni possibili per riprendersi? Anche se i medici non riescono a trovare una causa fisica per il deficit, ci sono dei passaggi che si possono fare per gestirlo: scrivere note e impostare allarmi per non perdere gli appuntamenti, fare pause regolari in modo da essere in grado di mantenere la concentrazione e completare le attività. Provare a tenere traccia delle attività quotidiane, utilizzando un’app sul telefono o un taccuino per tracciare quando ci si sente più energici e lucidi”. “Il cervello è estremamente malleabile”, conclude il dottor Becker, “ci sono prove che il cervello può riprendersi dopo lesioni cerebrali traumatiche e dopo ictus, e questo fa sperare che il recupero sia possibile”.