Disturbi neurologici e psichiatrici dopo aver avuto il Covid. A sostenerlo è un nuovo studio condotto dall’Università di Oxford e dal National Institute for Health and Care Research (NIHR) dell’Oxford Health Biomedical Research Centre.
Lo studio ha confermato che i pazienti che hanno avuto il Covid sono più vulnerabili, nei due anni successivi all’infezione, a sviluppare malattie di tipo neurologico e psichiatrico.
Si tratta di una ricerca molto importante, considerando che ha preso in considerazione le cartelle cliniche di più di 2 milioni e mezzo di persone. Di queste la metà era risultata nei due anni precedenti positiva al Sars-Cov-2, mentre l’altra metà ad altre infezioni respiratorie.
Nebbia mentale e psicosi anche dopo due anni: i risultati dello studio
Gli scienziati hanno cercato di capire la frequenza delle diagnosi di 14 malattie neurologiche e psichiatriche nei 24 mesi successivi alle infezioni, scoprendo importanti differenze tra chi aveva avuto il Covid e chi no. I dati sono stati inoltre divisi per ondata pandemica e per età dei pazienti.
Molti dei disturbi presi in considerazione sono risultati più frequenti dopo l’infezione da Sars-Cov-2. In particolare lo studio ha dimostrato una maggiore incidenza di ansia e depressione entro i due mesi dalla positività. Altre malattie come la demenza e le convulsioni, disturbi psicotici e nebbia mentale sono invece risultati più frequenti negli ex pazienti Covid in tutto il periodo di due anni preso in considerazione.
In particolare la nebbia mentale, nota anche come nebbia cerebrale, nebbia cognitiva o con il corrispettivo inglese brain fog, può essere un campanello di allarme. Si stima infatti che colpisca tra il 20% e il 30% dei pazienti Covid nei tre mesi successivi all’infezione. Oltre il 65% di chi ha sintomi da long Covid ha anche sintomi neurologici. Che posso debilitare la vita lavorativa e il quotidiano, visto che rendono difficile anche portare a termine attività basilari per carenza di concentrazione e difficoltà a capire indicazioni e comunicare.
Su questo particolare effetto del Covid si sta indagando in tutto il mondo. Alla base potrebbe esserci l’effetto del virus su alcuni recettori, con meccanismi simili a quelli di altre patologie. Qua vi abbiamo parlato della possibile causa dei sintomi a lungo termine del Covid e della loro relazione con la sindrome da stanchezza cronica.
Disturbi neurologici e psichiatrici dopo il Covid: chi colpiscono di più
Lo studio ha rivelato meno differenze tra i due gruppi nei bambini e nei ragazzi di età inferiore ai 18 anni, e in particolare non è stato rilevato un rischio di sviluppare ansia e depressione particolarmente diverso dai coetanei con altre infezioni respiratorie.
Anche per i più piccoli, comunque, è stata riscontrata una più alta incidenza di convulsioni e psicosi dopo l’infezione da Sars-Cov-2.
Le ondate che hanno visto una maggiore diffusione delle varianti Delta e Omicron sono associate a una maggiore insorgenza di disturbi neurologici e psichiatrici rispetto alla variante Alfa.
Insomma, sebbene Omicron dia in genere origine a una malattia meno grave, potrebbe comunque causare danni importanti al cervello.
Disturbi post Covid: lo studio
Come dichiarato dalla stessa Università di Oxford in un comunicato stampa, questo studio ha alcuni limiti. Anzitutto non è possibile risalire a quando effettivamente i vari disturbi si sono manifestati per la prima volta, ma solo alla data di diagnosi. Inoltre potrebbero esserci nel gruppo di controllo molti casi di Covid o di vaccinazioni non registrati.
A ogni modo è possibile trarre delle conclusioni importanti da questa ricerca, come spiegato dal professor Paul Harrison, del Dipartimento di Psichiatria dell’ateneo inglese. “È un’ottima notizia sapere che la maggiore incidenza di ansia e depressione dopo il Covid è solo temporanea e non è rilevata nei bambini. Mentre è preoccupante il fatto che altri disturbi siano diagnosticati più di frequentemente anche a distanza di due anni dopo l’infezione”.
Anche il dottor Max Taquet, tra gli scienziati autori dello studio, ha spiegato l’importanza di queste scoperte che “fanno luce sugli effetti a lungo termine sulla salute del cervello e della psiche dei pazienti che hanno contratto il Sars-Cov-2. I risultati della ricerca serviranno a gestire meglio il servizio sanitario e gli stessi pazienti, ed evidenziano la necessità di ulteriori analisi per capire le cause di questi disturbi e la loro relazione con il Covid, mettere in atto strategie di prevenzione e trovare nuove cure“.