Le ultime novità sul superbonus 110% annunciate lo scorso giovedì dal Governo Meloni nel decreto Aiuti Quater hanno messo in subbuglio imprese e tecnici in ballo con pratiche per avere l’incentivo. Secondo le ultime news infatti il superbonus nel 2023 passerà dal 110% al 90% ad eccezione di alcuni casi, vediamo nel dettaglio: le persone che presenteranno la comunicazione di inizio lavori (la CILA) entro il 25 novembre potranno continuare a ricevere l’agevolazione del 110% per tutti i lavori fatti e pagati nel prossimo anno. Il 110% è stato confermato anche per tutti gli interventi che comportano la demolizione e la ricostruzione degli edifici, ma soltanto nei casi in cui sia già stata presentata tutta la documentazione. L’unico modo per mantenere l’agevolazione al 110%, quindi, è presentare la CILA nel più breve tempo possibile.
L’eccezione è stata pensata come norma transitoria per evitare di cambiare le regole all’improvviso, tuttavia i tempi imposti sono comunque molto ristretti e con una serie di conseguenze impreviste per i potenziali beneficiari. In molti casi, vale soprattutto nei condomini, i lavori sono preceduti da una complessa valutazione che prevede assemblee, studi di fattibilità e il coinvolgimento di professionisti per i preventivi oltre alla complicata e lunga ricerca di un’azienda disponibile a fare i lavori. Prima di presentare la comunicazione di inizio lavori, insomma, serve molto tempo. Secondo Federica Brancaccio, presidente dell’ANCE, l’associazione nazionale dei costruttori edili, il governo non ha tenuto conto di questo processo e il rischio è che moltissimi interventi vengano annullati per l’impossibilità di presentare in tempo la comunicazione di inizio lavori. «Si è tanto parlato delle modifiche continue di queste norme con il precedente governo e ora ci troviamo con un intervento così improvviso», dice Brancaccio.
L’ANCE ha accolto le modifiche con una certa insoddisfazione. Secondo l’associazione, un’altra delle conseguenze sottovalutate dal governo riguarda lo sconto in fattura. Il bonus, infatti, si può ricevere in diversi modi. Il primo è attraverso la comunicazione dei pagamenti per i lavori nella dichiarazione dei redditi, pagando meno tasse nei cinque anni successivi per il 110% dell’importo pagato. Una seconda possibilità è lo sconto in fattura, recuperato successivamente dai fornitori che riscuoteranno il credito d’imposta. La terza opzione è la cessione del credito di imposta: si può trasferire la detrazione fiscale a altre imprese, banche, enti o professionisti. In cambio della cessione del credito, chi ristruttura casa ha la possibilità di avere subito i soldi che servono per iniziare i lavori oppure per accedere a un mutuo o a un finanziamento. Una persona che vuole fare dei lavori di efficientamento energetico può pagare l’impresa, invece che una somma ipotetica di 10mila euro, con il credito d’imposta di 11mila euro. Chi compra un credito di imposta fa un investimento sicuro, se sa che può poi cederlo a sua volta per esempio a una banca.
Con un cambio delle regole, però, non è ancora chiaro se ci saranno conseguenze per gli interventi con sconto in fattura. «Il pericolo è che contratti firmati al 110% vengano annullati, passando al 90%, perché sono cambiate le condizioni economiche», continua Brancaccio. Il rischio è che questa situazione possa causare moltissimi contenziosi legali perché qualcuno – le imprese o i committenti – alla fine dovrà coprire il 20% di sconto fiscale tagliato dal governo. Secondo i costruttori, la più grande mancanza del governo riguarda però l’esitazione sulla cessione dei crediti. Nei giorni scorsi Poste italiane ha annunciato la sospensione dell’acquisto di crediti fiscali legati ai bonus edilizi, una decisione non sorprendente e in linea con l’impostazione scelta da molti istituti di credito che da tempo non accettano nuove pratiche. Il risultato è che moltissime imprese si ritrovano con crediti fiscali che non riescono a riscuotere. ANCE e ABI, l’associazione bancaria italiana, hanno scritto al governo una lettera per chiedere «una misura tempestiva e di carattere straordinario» per «scongiurare al più presto una pesante crisi di liquidità per le imprese della filiera che rischia di condurle a gravi difficoltà».