Grande successo ieri sera al Duemila di Ragusa per “Tartassati dalle tasse”, secondo spettacolo portato in scena nell’ambito della stagione di Teatro in primo piano promosso da Ac eventi srl. Un Biagio Izzo in serata di grazia ha fatto sbellicare dalle risate il pubblico presente. Il plot, scritto dal regista Eduardo Tartaglia, è risultato semplice e lineare, permettendo al protagonista e al suo antagonista, interpretato dall’ottimo Mario Porfito, di mettere in scena un continuo flusso di equivoci e di esilaranti dialoghi in dialetto partenopeo. La storyline attualizza quella del celebre film di Steno del 1959 che si intitola appunto “I Tartassati” interpretato da Totò e Fabrizi nel ruolo di un commerciante e di un maresciallo della tributaria.
Il contesto è stato calato nella modernità ma le contraddizioni sociali che solleva sono le medesime: Innocenzo Tarallo, ristoratore di un esercizio di cucina “fusion” nippo-giapponese, affronta un controllo fiscale della Guardia di finanza caratterizzato da una serie di equivoci. Sullo sfondo, le tensioni familiari dei protagonisti e i problemi che caratterizzano sia la vita del commerciante che quella del dipendente pubblico. Ma la forza dirompente della messa in scena è quella di una rappresentazione basata su doppi sensi e malintesi che si vanno ad accumulare in un vortice che all’inizio del secondo atto esplode in un divertente scontro verbale, tipico del teatro comico napoletano, durante l’interrogatorio negli uffici della Finanza. La scena è un caratteristico intreccio dialettico e dialettale, che ha contraddistinto anche il teatro di Scarpetta e il cinema di Totò e Peppino, basato sulla stesura del “verbale” o della lettera, in cui il dialogo fra i personaggi diviene centrale rispetto all’azione messa in moto dalla storia.
Biagio Izzo e Mario Porfito, sorretti dal valido Roberto Giordano che interpreta l’appuntato, hanno trascinato con maestria il pubblico in un lungo e divertente botta e risposta innescato da “male interpretazioni” delle domande, storpiature grammaticali, doppi sensi ed equivoci. Arduino Giordano, che ha interpretato il cuoco giapponese, è servito da innesco grottesco e imprevedibile alle situazioni in cui si ritrovano i protagonisti. Stefania De Francesco, che ha interpretato la moglie del maresciallo, e Adele Vitale, invece la figlia di Innocenzo, hanno contestualizzato i personaggi all’interno di una serie di dinamiche personali e familiari che si sono intrecciate sempre più. Intelligente è stata la scelta di dividere la scena in due, mostrando azioni simultanee, una nel ristorante e l’altra nell’ufficio della Finanza, che ha permesso di collocare i personaggi nel loro contesto familiare e lavorativo e di fare emergere le motivazioni innescanti l’azione narrativa.
Questa contemporaneità ha dato vita a una sincronia d’effetto già all’inizio della commedia, nella scena della telefonata, in cui i due ambienti hanno finito sempre con l’incontrarsi senza mai raggiungersi. In sintesi, una messa in scena divertente, in un frizzante dialetto napoletano, su un meccanismo sempre efficace e ben interpretato.