L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), appreso dell’atroce uccisione di un cane nel catanese vittima di un 53enne denunciato dai carabinieri per spari in luogo pubblico e maltrattamento di animali, annuncia che presenterà denuncia per uccisione degli animali finalizzata alla costituzione di parte civile, essendo evidente la sproporzione tra difesa e offesa arrecata, e chiederà al sindaco di Mascalucia d’emanare un’ordinanza per vietargli di detenere animali.
Cane ucciso nel catanese: i fatti
L’uomo avrebbe sparato con un fucile da caccia calibro 16 e ferito mortalmente un povero cane randagio che era entrato nel giardino della sua abitazione. Questa l’accusa contestata dai carabinieri. Segnalata inoltre la 34enne moglie dell’uomo, che deteneva legalmente due fucili, uno dei quali sarebbe stato utilizzato per colpire l’animale. Le indagini dei carabinieri erano state avviate dopo la segnalazione al 112 della presenza di un cane randagio meticcio di media taglia sanguinante dopo l’esplosione di colpi di arma da fuoco. L’animale è morto nonostante sia stato subito trasportato nella più vicina clinica veterinaria. Militari dell’Arma della Tenenza di Mascalucia hanno accertato che il 53enne, residente in una abitazione vicina al luogo dove è stato trovato l’animale ferito, avesse più volte sparato al cane. L’Oipa sottolinea che ancora da Governo e Parlamento non è ancora stato messo all’ordine del giorno il tanto promesso inasprimento delle pene per chi maltratta o uccide gli animali.
«Invece di tutelare gli animali, questa maggioranza li vuole fare fuori anche nelle aree urbane, nelle aree protette, in qualsiasi giorno dell’anno, come previsto dall’emendamento inserito in manovre da Fratelli d’Italia», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Le associazioni, come la nostra, lottano per la difesa degli animali in perfetta solitudine, a colpi di denunce e mettendo in campo volontari e guardie zoofile. E ora siamo persino costretti a vedere peggiorare il quadro». L’Oipa ricorda che il maltrattamento degli animali è anche indice di pericolosità sociale e che le attuali pene previste dal Codice penale sono tanto deboli da non costituire neppure un deterrente. «Come hanno inserito l’inopportuno “emendamento Far West” in manovra, perché non inseriscono anche una modifica delle previsioni del Codice penale che renda i delitti contro gli animali punibili con pene davvero adeguate?», conclude Comparotto.