Naturalmente, e non poteva esser diversamente, a Ragusa si continua a discutere del nuovo Piano Regolatore cittadino, recentemente presentato pubblicamente dall’amministrazione. Il PRG aveva immediatamente suscitato un coro di giudizi negativi, dal Partito Democratico al capogruppo del gruppo misto Giovanni Gurrieri, alla deputata regionale 5 stelle Stefania Campo, al rappresentante locale del movimento di Cateno De Luca Saverio Buscemi, al presidente di Territorio Ragusa Raffaele Schembari. Giudizi negativi, dicevamo, anche se spesso per motivi opposti e contrari o comunque per letture diverse e differenziate che i vari soggetti politici e sociali ne hanno fatto.
E’ anche da ricordare come il gruppo consiliare pentastellato di Ragusa abbia anche lanciato alle altre forse di minoranza una sorta di appello alla costituzione di un fronte unico critico alle decisioni urbanistiche assunte da amministrazione e maggioranza. Maggioranza che peraltro, proprio i questo periodo ha visto perdere pezzi importanti, dai consiglieri fedelissimi all’ex assessore Ciccio Barone, Gianni Mezzasalma e Luca Rivillito, a Raimonda Salamone transitata a Territorio che conquista così una propria rappresentanza in aula consiliare. Ma tornando alla questione del PRG, a fine settimana scorsa è finalmente arrivato il giudizio (probabilmente molto atteso da parte di molti) su di esso, da parte del circolo ragusano Il Carrubo di Legambiente Ragusa. Un documento che sembrerebbe non infierire sulla proposta urbanistica di Cassì e che anzi da molti è stato giudicato abbastanza ‘morbido’. Lo proponiamo integralmente.
“NUOVO PRG : BUONE LE INTENZIONI
Ma è necessario introdurre strumenti reali per arrivare al consumo di suolo netto zero e aumentare la dotazione di nuovo verde urbano al fine di ridurre i rischi di alluvione, le ondate di calore e salvaguardare i servizi ecosistemici forniti dal suolo. Le città sono i luoghi maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici ma anche quelli in cui i loro effetti si fanno sentire maggiormente. Ondate di calore e allagamenti sono i due effetti che maggiormente emergono. Un ruolo chiave per contrastare questi fenomeni è legato al ritorno della natura in città: aree verdi, alberi, boschi sono in grado di assorbire l’acqua durante le precipitazioni e di ridurre il calore contribuendo a migliorare la qualità urbana. Questi aspetti finalmente sono recepiti formalmente nel nuovo PRG di Ragusa al quale per le intenzioni va sicuramente dato un giudizio ampiamente positivo. Come positivo in linea di principio è da giudicare l’utilizzo della perequazione come strumento nella pianificazione urbanistica.
Purtroppo questo strumento è utilizzato male in quanto per rendere disponibili le aree da destinare a servizi si trasferiscono le volumetrie presenti in queste aree su altre ancora permeabili, continuando così a perseverare il consumo di suolo. Perché invece non trasferire questi volumi in aree della città di scarsa qualità edilizia, aggiungendoli a quelli esistenti, con interventi di demolizione e ricostruzione. Aumentando l’ altezza degli edifici senza impermeabilizzare nuovi suoli . Ragusa negli ultimi quindici anni ha distrutto 264 ettari di campagna, dei quali 19 nell’ultimo anno. Una superficie pari a quasi 400 campi da calcio sui quali ogni anno cadono oltre 1,5 milioni di metri cubi di acqua che prima si infiltravano nel terreno mentre oggi scorrono su superfici impermeabili. E poi ci si stupisce del fatto che le falde si abbassano, che comincia a mancare l’acqua soprattutto d’estate, e che alcune aree della città vanno sott’acqua ogni volta che piove un po’ più del normale con gravi danni e rischi per i cittadini. In tutti i casi in cui si verifica una trasformazione del suolo, poi, sembrano assenti sia misure di mitigazione atte a mantenere alcune delle funzioni del suolo e di ridurre gli effetti negativi dell’impermeabilizzazione sull’ambiente, che soprattutto l’attivazione di misure di compensazione.
Andrebbe garantito un bilanciamento fra consumo di suolo e de-cementificazione di superfici attualmente impermeabilizzate (parcheggi, piazze, aree stradali ma anche parti di aree artigianali o industriali dismesse ) con successiva rinaturalizzazione, ripristino a verde o ad uso agricolo. Ad ogni ettaro di superficie consumata deve corrispondere un ettaro di superficie de-cementificata secondo il principio consumo di suolo netto zero come previsto dalla “Strategia del Suolo per il 2030” approvata dalla Commissione Europea che sarà parte integrante dell’attuazione del Green Deal europeo. La de-cementificazione è una delle scelte che dovrebbe essere attuata per restituire il verde alla città. In particolare deve portare a un incremento di superfici permeabili per aumentare la capacità di infiltrazione dell’acqua piovana e consentire di resistere meglio a eventi meteorici intensi ed al relativo rischio di allagamenti. Così come deve, attraverso la sistemazione a verde e la piantumazione di alberi, aiutare a contrastare le ondate di calore Per questo sarebbe necessario, per mitigare l’effetto che una nuova trasformazione urbana implica sul consumo di suolo, stabilire e applicare un indice di qualità ecologica che esprima la quantità di suolo permeabile che è necessaria per garantire il rispetto dell’ecosistema. Allo stesso modo serve introdurre l’indice R.I.E. (Riduzione dell’Impatto Edilizio) , un indice di qualità ambientale utilizzato in tanti comuni che serve per certificare la qualità dell’intervento edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e del verde e perseguire l’invarianza idraulica e idrologica delle trasformazioni d’uso del suolo in interventi di nuove costruzioni e ampliamenti, pavimentazione di spazi esterni, realizzazione di nuovi parcheggi e aree di sosta, costruzione di nuove piazze, ristrutturazioni con demolizioni, realizzazione, riassetto, ampliamento e adeguamento di infrastrutture stradali e autostradali.
Pur apprezzando la delibera dello scorso anno che interviene sulle aree PEEP riducendo di molto i fabbisogni abitativi previsti dalle precedenti amministrazioni, non possiamo non evidenziare che si continuano a prevedere aumenti demografici che sono molto diverse da quelle delle più accreditate banche dati nazionali. Dal 2021 al 2030 l’ISTAT, prevede a Ragusa 264 nuovi abitanti in più mentre le previsioni di piano riportano un numero 10 volte maggiore. A voler essere buoni si è un po’ esagerato. Così come si è esagerato per le superfici da destinare al settore turistico, il cui dimensionamento non è supportato da alcuna previsione come candidamente si ammette nella relazione generale, confermando quanto stabilito dal vecchio piano sovradimensionato, trascurando le strutture esistenti e non utilizzate, senza fare scelte su quale tipo di turismo si voglia perseguire.
Un discorso a parte merita il verde urbano. Di nuovo, tranne i corridoi verdi ciclo-pedonali che poi non sono altro che alberature stradali, sembra che ce ne sia veramente poco. Tutti i parchi urbani previsti erano già aree verdi anche se non fruibili . L’ex parco agricolo urbano che poteva diventare un vero bosco in città con tanti alberi, viene derubricato a parco agroalimentare al netto della sentenza del Tar Tecnè, contraddicendo quanto è previso dal piano comunale d’azione per l’energia sostenibile e il clima, che prevede la creazione di boschi a rigenerazione naturale. Quell’area è fondamentale per la fornitura dei servizi ecosistemici come il servizio di sequestro e stoccaggio di carbonio, la regolazione del regime idrologico, la regolazione del microclima, la disponibilità di acqua, la purificazione dell’acqua dai contaminanti. La direzione è giusta ma è necessario apportare importanti modifiche”. (da.di.)