Già lunedì 2 gennaio del nuovo anno, primo giorno feriale dopo le festività, il capogruppo del Pd al consiglio comunale di Ragusa, Mario Chiavola, ha segnato la ripresa dell’attività politico-amministrativa cittadina riprendendo una questione che lo ha visto sempre molto attento, ovvero quello che definisce “l’eterno abbandono delle zone periferiche e delle contrade di Ragusa” che per di più, secondo il suo giudizio, “stenta ad approdare in consiglio comunale nonostante tutti gli atti di indirizzo e agli ordini del giorno che ho presentato in merito alla viabilità, anche quella di emergenza attorno all’ospedale Giovanni Paolo II. Tutti documenti che giacciono indisturbati all’ufficio protocollo come se ci fosse una sorta di timore a traghettarli nell’aula a maggior ragione adesso che l’ex maggioranza non ha i numeri per imporsi”.
Poi il capogruppo dem prosegue portando un esempio relativo alla vicina Modica dove “si riesce a fare una rotatoria in due giorni, come accade alla Caitina, e tutto ciò senza neppure un’Amministrazione comunale, con la presenza, piuttosto, del commissario straordinario. Sembra davvero una città all’avanguardia rispetto a noi”. Quindi Chiavola aggiunge “la questione dell’abbandono delle periferie riguarda l’illuminazione stradale, i cigli sporchi ai bordi della carreggiata, il senso di degrado che sembra pervadere su tutto. E gli atti che abbiamo presentato, che cercano di fare chiarezza su questa come su altre questioni, stentano ad essere trattati. Si rischia di svilire il ruolo del Consiglio comunale.
Non me la prendo con il presidente del civico consesso, (Fabrizio Ilardo n.d.r.) per carità, capisco che è uomo di maggioranza e che deve cercare di adeguarsi a certi ritmi politici. E, quindi, magari, se non viene sollecitato in maniera forte, cincischia un po’ su determinate questioni. A ogni modo, mi sono fatto ulteriormente carico di attivarlo nella speranza che possa gestire queste problematiche in maniera differente con l’arrivo del nuovo anno. Alla fine, basta davvero poco per dare un minimo di soddisfazione alle esigenze dei consiglieri che, nel mio caso, come in quello di altri colleghi, si fanno portavoce delle necessità dell’intera città”. (da.di.)