MODICA – Giorno 11 gennaio, proprio nella giornata in cui ricorre il 330° anniversario del terremoto del Val di Noto, il Teatro Garibaldi di Modica alle ore 18.30 ospiterà l’incontro “Modica e il terremoto – La città ricorda nel 330° anniversario del 1963”. Un’importante occasione in compagnia degli studiosi Giuseppe Barone e Paolo Nifosì, e con la partecipazione di Marcella Burderi e Lucia Trombadore, per scoprire, attraverso straordinari documenti storici, come vennero affrontate dalla popolazione di Modica gli accadimenti che ne conseguirono.
L’evento sismico che colpì la Sicilia fu il più disastroso registrato sul territorio italiano, ha interessato una superficie vastissima, distruggendo oltre 45 centri abitati e causando circa 60.000 vittime. Ancora oggi richiama alla memoria uno scenario apocalittico. Il popolo siciliano ed il territorio ne furono profondamente colpiti e si dovette intraprendere un’importante opera di ricostruzione. Il Val di Noto che conosciamo oggi, caratterizzato dal peculiare stile barocco, nasce da quelle ceneri. Il 1693 viene soprattutto ricordato come avvio di questa straordinaria ricostruzione tardo barocca di alcune città oggi riconosciute dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Ma molti altri aspetti di quel tragico evento meritano di essere considerati per comprenderne la complessità storica e sociale. Accendendo i riflettori su Modica, antica capitale della Contea, gli studiosi Giuseppe Barone, Paolo Nifosì, Marcella Burderi e Lucia Trombadore intendono proporre inedite prospettive di analisi e di approcci interpretativi.
A cominciare dal profilo urbanistico della città, che era già ampio e ben strutturato alla vigilia del sisma: quanta parte del tessuto edilizio ed abitativo venne distrutta e quanta parte del preesistente assetto monumentale si salvò dai crolli innestandosi nella successiva riedificazione? E come si sviluppò l’intenso dibattito su dove ricostruire la città, nello stesso sito oppure sull’altopiano della Michelica? Né può trascurarsi il drammatico impatto del terremoto sulla popolazione: quali comportamenti collettivi di paura e di violenza si scatenarono, come le autorità locali gestirono l’emergenza sanitaria ed alimentare nella città sepolta dalle macerie, quando si andò normalizzando la vita civile ed economica?
A queste e ad altre domande possono fornire risposta le copiose ed inesplorate fonti archivistiche, che con le loro preziose testimonianze dirette permettono di ricucire il mosaico delle testimonianze in una narrazione unitaria. Non a caso, il terremoto del 1693 conserva profonde radici nella tradizione orale, che ancora oggi tramanda una ricca memoria collettiva di racconti popolari, preghiere, proverbi e “cunti” che rappresenta un originale carattere identitario dell’area Iblea. Insieme alla Fondazione Teatro Garibaldi, l’iniziativa è promossa dalla Fondazione “Salvatore Calabrese”, dalla DM Barone, dal Rotary club, dall’Unitre e dal Movimento Azzurro, con il patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Comune di Modica. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.