Sempre molta attenta a denunciare gli episodi ‘critici’ relativi al centro storico superiore in generale, e a piazza San Giovanni in particolare, Confimprese Ragusa. E dopo avere, solo pochi giorni fa, lamentato l’inosservanza dell’ordinanza sindacale che per la notte di Capodanno aveva proibito la presenza di bottiglie in vetro per la serata musicale, ora interviene nuovamente per denunciare l’esplosione di tee grossi petardi proprio sul sagrato della Cattedrale. Questa che segue la cronaca dell’accaduto e le considerazioni di Confimprese Ragusa. “Tre grossi petardi esplosi nel cuore della notte che, fortunatamente, non hanno causato danni. L’ennesimo raid vandalico, sabato notte, sul sagrato della chiesa di San Giovanni Battista a Ragusa. Un boato udito in tutto il centro storico.
“Da anni denunciamo una situazione di grande sofferenza del centro storico -spiegano Salvo Scollo e Peppe Occhipinti, componenti del direttivo di Confimprese iblea- senza avere alcun riscontro. L’episodio di sabato notte, con l’esplosione di tre grossi petardi, è la goccia che fa traboccare il vaso oramai colmo. Ringraziamo i carabinieri che sono prontamente intervenuti ma dei vandali non c’era più traccia. Servono interventi a monte con ordinanze drastiche emanate dal Prefetto. Abbiamo chiesto controlli capillari e, ove fosse necessario, anche la chiusura nelle ore notturne del sagrato della cattedrale. Non ci faremo scoraggiare dai vandali, sia chiaro, ma il Comune e la Prefettura devono dare un segnale forte”. Sporco, abbandonato dalle famiglie ragusane e preso di mira da bande di vandali che si scatenano da un capo all’altro del centro storico.
“Il sindaco ci ha ricevuto in diverse occasioni – aggiungono Occhipinti e Scollo -senza avere alcun riscontro”. Non solo i botti non autorizzati ma anche i servizi igienici chiusi. “Con il monumento ai caduti della grande guerra di Corso Italia -concludono i rappresentanti di Confimprese -che si trasforma in un grande water a cielo aperto. Siamo stanchi di vedere il centro storico trasformato in un grande ghetto abbandonato dai ragusani dove regna la sporcizia, il degrado e dove, chiunque, può agire indisturbato come se nulla fosse”. (da.di.)