Frida, sempre Frida, fortissimamente Frida. Frida, anzi Friduccia. Un amore, che dura da quasi trent’anni, appassionato artistico ed intellettuale, e dunque ancor più totalizzante, quello che Amedeo Fusco nutre per Frida Kahlo. Tanto da dedicarle un monologo portato in scena in varie occasioni durante i mesi scorsi, compresa la serata estiva al Castello di Donnafugata, conclusa da una standing ovation per l’autore. Il quale ha voluto, martedì scorso, 10 ottobre, chiudere (per il momento?) in bellezza il ciclo di incontri in una serata più intima, su invito, presso il Museo della Cattedrale, a Palazzo Garofalo. Una serata tutta per la grande pittrice artista ed intellettuale messicana, che visse la sua vita intensissima, quasi frenetica, nella prima metà del Novecento (nata nel 1907 morì, Frida, nel 1954), senza farsi imprigionare dai suoi problemi di salute, iniziati con una poliomelite in giovanissima età, peggiorati a causa di un incidente in tram che le spezzò la spina dorsale costringendola a busti in metallo e causa di atroci dolori che la accompagnarono per tutto il resto della vita fino alla morte.
E la vita di questa donna magnetica ed eccezionale e vitalissima, è stata oggetto della instancabile affabulazione, ora appassionata, ora ipnotica, di Amedeo Fusco. Gli anni giovanili, l’incontro con Diego Rivera, che lei appellava affettuosamente con il termine ‘panzòn’, di vent’anni più anziano, pittore di murales celebrato in tutto il mondo, comunista, donnaiolo, centro delle vita culturale non solo messicana, tanto che i Rockefeller lo vollero negli Stati Uniti per autocelebrarsi in un enorme murales che fini distrutto dopo la lite tra il pittore e i mecenati, a causa della raffigurazione di Lenin in un’opera artistica che avrebbe voluto celebrare il capitalismo post bellico e che invece fu rinnegato da Rivera, coerente con il suo essere comunista. Ed intanto i due, Frida e Diego, si amavano si tradivano si lasciavano si ritrovavano, divorziavano salvo poi risposarsi dopo appena un anno dalla separazione, due personalità forti autonome indipendenti ed allo stesso tempo complementari, due facce della stessa medaglia.
E mentre Amedeo Fusco raccontava sognante questa donna, probabilmente dinanzi agli occhi dei presenti scorrevano, come è successo a chi scrive, le immagini del bel film di Julie Taymor con Frida che prende per noi il volto di Salma Hayek. Ai muti della sala del Museo della cattedrale e dei corridoi, i quadri del progetto dedicato a Frida in cui Fusco ha coinvolto numerosi pittori, dando vita ad una mostra itinerante che ha toccato molte città compresa Roma presso l’ambasciata messicana per arrivare fino alla casa della cultura italiana di Città del Messico. Soggetto di queste tele sempre e soltanto Frida, nella lettura che ogni artista ne ha voluto dare. E nel ringraziare Amedeo Fusco per questa serata che lascerà il segno, noi, che di pittura ne mastichiamo poco e magari niente, Frida Kahlo ci piace ricordarla, nella sua figura di indomita donna ed artista, con questi suoi versi, che ne rendono appieno la forte personalità.
Non ti chiedo di darmi un bacio/Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato/
Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno/non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello/Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com’è andata la giornata, né di dirmi che ti manco/Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra, e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni/Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti/Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre/Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più. (daniele distefano)