In un momento in cui a Ragusa, come del resto un po’ dappertutto in Italia, il cosiddetto ‘civismo’ sembra voler surclassare in politica le vecchie forme partito, anche e forse soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera, arriva una riflessione molto articolata e quasi quasi più filosofica che politica su “una idea di città per il futuro di Ragusa”. Ne sono autori, sotto forma di manifesto, come lo definiscono, i tre consiglieri comunali del gruppo misto, Mario D’Asta. Giovanni Gurrieri e Maria Malfa. Tre persone diverse per età, per percorsi politici e probabilmente per storie personali ma che si sono trovati, magari per caso, dopo l’abbandono delle rispettive ‘case’ politiche (il Pd per D’Asta, il movimento 5 stelle per Gurrieri e per Maria Malfa, ultimamente, la lista di Peppe Cassì e una breve permanenza nella Lega) nel gruppo misto del consiglio comunale e che alla fine, invece di correre ognuno per conto suo, si stanno facendo portatori di un comune progetto non solo politico o elettorale.
Quello che segue è il loro ‘manifesto’. “La città di Ragusa può e deve continuare a crescere. Seguendo, però, alcune linee direttrici. Noi ne stiamo costruendo diverse. Tra queste, innanzitutto, un luogo adatto al riconoscimento di sé come persona dentro un progetto-comunità, dove ciascuno avverta di abitare davvero e la cui storia sia visibile anche nelle sue costruzioni, nelle strade, nei suoi spazi, nel suo tempo che cambia. Una città capace di trarre dal suo tesoro cose nuove e antiche, per custodire ciò che il passato ha di prezioso e proiettarsi coraggiosamente verso un domani ormai alle porte”. Lo dicono, nella loro analisi, i tre consiglieri comunali del gruppo Misto, Mario D’Asta, Giovanni Gurrieri e Maria Malfa che, dopo avere analizzato i punti di forza e i punti deboli di Ragusa, stanno elaborando la costruzione di un percorso intriso di “civismo”, che si mette a disposizione della città e che si occuperà di aggregare quante più forze sarà possibile. Nessuna ideologia, ma grandi idealità.
“Questo perché – affermano i tre consiglieri all’unisono – intendiamo fornire il nostro contributo, frutto delle esperienze maturate in vari campi, indicando le prospettive e condividendo percorsi che possono risultare produttivi sotto ogni punto di vista. Parliamo, ad esempio, di una città capace di riconciliare passato e futuro, rinsaldata da uno stabile patto intergenerazionale, innamorata della vita e, perciò, attenta – con ogni intervento economico, sociale e culturale – ad accoglierla e a promuoverla con amore in ogni suo stadio e situazione, dal suo sorgere al suo tramontare. Abbiamo in mente una città solidale, innovativa, incubatrice di idee e proposte. Una città capace di essere intraprendente, di far fronte ai problemi nuovi e alle nuove sfide della società. Una città in grado di rispondere, con l’apporto di tutti e senza inutili conflittualità, al disagio della disoccupazione, alla sfida incombente di un nuovo modello di sviluppo economico, al preoccupante diffondersi di forme antiche e nuove di povertà. Una città sicura, capace quindi di rispondere alle continue difficoltà di microdelinquenza. Una città capace di essere all’altezza del suo passaggio storico riferito alla transizione ecologica.
Ecco perché non sarebbe male immaginare una città che dia spazio alla dimensione contemplativa della vita e dall’altro sia animata e vivificata dal dialogo, con strade, piazze o agorà dove la gente si trovi per capirsi e scambiarsi i doni intellettuali e morali di cui nessuno è privo; luoghi di scambio e di ascolto. Immaginiamo una città dove le vie siano percorribili in tutti i sensi, cioè dove ci siano reti di relazioni che si coagulano in amicizie e accoglienze; se saranno autentiche e profonde, sapranno raggiungere la comunità tutta”. “Una città – dicono ancora i tre consiglieri – che sia luogo di concordia, che garantisca quella crescita culturale, economica e sociale da tutti ambita. Abbiamo la visione di una città che guardi sì al futuro ma che, soprattutto, sappia interpretarlo con la massima attenzione alle nuove tensioni sociali, dando lo spazio dovuto a chi vuole supportare nuove azioni di rilancio. Stiamo scendendo nel dettaglio di tutte le cose che non hanno funzionato, in questi cinque anni, per il verso giusto.
Quindi punti di forza e debolezza da cui ripartire. Lo abbiamo già fatto in questi cinque anni ma ancor di più le stiamo approfondendo per definire delle proposte che possano costituire oggetto di confronto per un progetto fatto di confronto e dibattito sulle varie idee che ognuno formula per Ragusa e non da sterili e becere contrapposizioni di cui i cittadini sono ormai stanchi. Pensiamo a una città che si apra al mondo e che, allo stesso tempo, in piccolo, contenga il mondo dentro di sé”. “Una città – aggiungono ancora D’Asta, Gurrieri e Malfa – che possa condividere con chi la vive, ma soprattutto con le varie generazioni di concittadini che la seguono dall’esterno, ci riferiamo a chi vive fuori da Ragusa, una progettualità a medio e a lungo termine. Ciò per permettere a chi decide di andare a formarsi di ritornare, pianificando a casa propria il proprio futuro secondo quelle che sono anche le direttrici generali di questa comunità.
Ecco perché immaginiamo una città che riparta proprio dal confronto intergenerazionale, cosa, ad esempio, ben incarnata dal nostro gruppo che rappresenta tre differenti generazioni. Vogliamo una città che incarni i valori della comunità, che deve fondare le sue radici sugli ottimi risultati che si possono ottenere grazie alla diversità degli individui. Anche questo è il nostro il punto di forza che ambiamo possa realizzarsi. E poi non dimentichiamo che lo straordinario si potrà fare con un ordinario fatto bene. Per cui, il punto più importante di qualsiasi attività amministrativa e un’azione ordinaria fatta straordinariamente bene. Quindi visione, prospettiva e buona ordinaria amministrazione”. (da.di.)