Poche righe in un whatsapp che sa di richiesta accorata: “Per favore, fate qualcosa perché si fermi la somministrazione di alcol ai minorenni. Sono una mamma, mia figlia è minorenne e fa abuso di alcol”. Un pugno alla bocca dello stomaco, queste parole. Parole di chi, a casa, tiene a bada sua figlia ma non può farlo quando la ragazzina è fuori. In giro, con gli amici o da sola. Perché le si vendono alcolici come se nulla fosse. Senza chiedersi quanti anni abbia; senza chiederglielo. Succede davanti la porta di casa di ognuno di noi; nelle nostre città. E la soluzione, per un genitore, non può essere quella di ‘sprangare’ a casa la figlia. Non può e non deve esserlo.
Da qui il suo whatsapp al nostro giornale, le sue parole: “Vorrei far arrivare un segnale ai locali che somministrano alcolici senza guardare l’età di chi li compra”. E la sua voce rivolta a noi, quasi disperata: “Datemi una mano”. Volentieri, certo. Facendo da cassa di risonanza, denunciando un malvezzo che è grave, pesante. Vendere alcolici ai ragazzini, distrugge e chi lo fa deve essere fermato. Autorità d’ogni genere, istituzioni ad ogni livello, sono chiamate a controllare, a reprimere chi sbaglia per dare risposte e pure immediate a quello che non è un grido d’allarme di un genitore ma l’urlo di dolore di una madre che dispera. I locali nei quali vengono venduti alcolici -compresi i supermercati- espongono il cartello dove viene ribadito il divieto di somministrazione e vendita di alcolici ai minori di 16 anni. E nel momento in cui un ragazzino o una ragazzina, ordina da bere o compra dell’alcol, c’è una sola cosa da fare: chiedere la carta di identità. Perché serve poco fidarsi di ciò che dichiara sulla sua età.
E ascoltare senza verificarne la verità delle parole, serve a poco. Forse a lavarsi la coscienza ma non assolve dal mancato rispetto degli obblighi di legge, oltre che di quelli morali. I gestori dei locali sono obbligati a sincerarsi dell’età effettiva della persona che sta ordinando dell’alcol; la legge stabilisce pene severe. Ed è proprio il titolare del locale a dover rispondere delle conseguenze, a prescindere dal fatto che poi, nel concreto, l’alcol sia stato somministrato o venduto da qualcun altro. C’è un senso di legge, sicuramente, e ce ne è uno di responsabilità umana a sottoscrivere questo. A spingere perché si dica BASTA alla vendita dell’alcol ai minorenni.
La conseguenza, è qualche euro in meno nelle casse dei propri locali ma molta serenità in più per non essere colpevoli di problemi seri e gravi. Insomma, non manca il modo per arginare questo triste fenomeno e non mancano gli strumenti nelle mani di chi deve controllare. Ma se un genitore scrive quel whatsapp che questa madre ha scritto a quotidianodiragusa.it, è evidente che i controlli a tappeto devono essere continui e necessari, ineludibili e costanti. E da qui, parte la richiesta contenuta in queste righe; accorata e forte come quella della madre che ci ha scritto. Perché si tolga il velo dell’indifferenza su una questione cosi delicata e si faccia qualcosa. Presto. Subito. Prima che sia troppo tardi…se non lo è già!