Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Se c’entri qualcosa o meno, la frase di ‘The blues brothers’ con la già iniziata campagna elettorale per la corsa alla poltrona nobile di Palazzo dell’Aquila, sede del comune di Ragusa, non è dato sapere. Fatto sta che, come in ogni competizione elettorale che si rispetti, il cammino verso le urne è il ‘gioco’ e la durezza di esso, è determinata dai protagonisti. Uno, ha già sciolto i nodi, dicendo lo scorso fine settimana, che lui c’è. Anzi che lui vuole stare dov’è adesso. Peppe Cassì, il ‘capitano’, ha annunciato la sua ricandidatura Civica, lontano dai partiti, fuori dagli steccati. Con lui, l’area moderata di Giorgio Massari -l’ultimo sindaco del capoluogo ibleo nella prima repubblica-, due/tre di suoi strenui oppositori d’aula adesso convolati a ‘nozze politiche’ con Cassì, attraverso un suo sostenitore dalla Contea, Ignazio Abbate –Mario D’Asta, Giovanni Gurrieri e Maria Malfa– e molti di quelli che ne hanno condiviso il sostegno nei quasi 5 anni di mandato. Molti ma non tutti…
E qui, c’è la spina della rosa di Cassì: Ciccio Barone, il suo mentore 5 anni fa, il suo sostegno, il suo assessore ‘da copertina’. E proprio questa copertina continua di cui Barone godeva, sembra -dicono i beneinformati- abbia dato, nei mesi, molto fastidio a Cassì. Che sin quando ha potuto, ha resistito al Barone ‘uber alles’ ma poi non ce l’ha fatta più. Già prima dell’estate aveva fatto intendere a Barone che o la finiva di fare passerella sui social e nelle piazze oppure il sodalizio si chiudeva lì e lo cacciava. Poi, dopo l’estate, visto che Barone non la smetteva, lo ha cacciato poco prima che lo stesso Barone, si dimettesse. Perché stando, appunto, all’ex assessore, lui stesso avrebbe detto a Cassì che il 31 ottobre, sbaraccava e divorziavano. Al di là del chi sia stato a lasciare chi -sembrano i discorsi su due ‘ziti’ delusi che si mollano- resta la costatazione che il sodalizio tra i due che sembrava indissolubile, si è solubilizzato e non solo hanno litigato ma l’hanno fatto pure in malo modo. Con botta e risposta a distanza e ravvicinati, conferenze stampa all’aperto e interviste al chiuso; e con minacce di mandare atti alle sedi giudiziarie su cose che parrebbero pure serie. Si ma alla fine: Barone che fa? Si candida a sindaco o no?
Vorrà fare solo il consigliere comunale facendo una lista magari a sostegno di Riccardo Schininà, l’altro sicuro candidato al vertice di Palazzo dell’Aquila? Se Cassì ormai è manifesto, Barone è ermetico. Ad alcuni amici, la notte di Capodanno, avrebbe detto che ci sta seriamente pensando a fare il candidato sindaco. Ma molto seriamente… Il resto, invece, tace. Il Pd di Nello Dipasquale dialoga con i 5 stelle ma devono ancora decidere su fare cartello, candidare qualcuno o sostenere qualcun altro. Peppe Calabrese, dentro di sè, non disdegnerebbe il tentativo ma c’è chi lo frena. E il centrodestra? Lega e Fratelli d’Italia, si sono visti in sedi capitoline. Una volta che Cassì ha scaricato il partito di Meloni, loro non staranno a guardare. E pare che un paio di nomi/idee condivise, non manchino.
Ma top secret su chi. Insomma, a Ragusa, c’è più area di attesa che certezza di percorso. Cassì e Schininà a parte, si sente e si vede poco. Nebbia modella Val Padana. E chi può squarciarla e agitare le acque, è uno solo: Ciccio Barone. Perché semmai decidesse di scendere in campo in prima persona, Cassì avrebbe un avversario tosto, uno di quelli che sul parquet gli davano fastidio. Anche se poi lui, i ‘25/30’ a partita, li faceva sempre. Ma vuoi mettere se ti marca Barone e il parquet non è quello di via Zama che si chiama PalaPadua ma quello di corso Italia che si chiama Palazzo dell’Aquila? Attendere per credere. (di Adrien 25)