L’ANPI di Ragusa in occasione del “Giorno della Memoria” ricorda le vittime dell’Olocausto. Infatti, Gianni Battaglia, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani italiani, per rafforzare il significato della commemorazione, ha chiesto al Sindaco di Ragusa di illuminare di azzurro, giorno 27 gennaio, la facciata del Palazzo comunale La Giornata della memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto. Il Paese si raccoglierà intorno a volti e vicende che hanno segnato tragicamente la storia del ‘900, ecco perché l’ANPI auspica che questo giorno non sia una semplice celebrazione, ma rappresenti, soprattutto, alle nuove generazioni, la mostruosità di una realtà che fa parte della nostra storia.
La giornata della memoria sia un momento di riflessione coinvolgente, la base di un messaggio di civiltà, antifascismo e democrazia che proviene dalle vite delle persone prigioniere nei campi di concentramento. Un giorno utile per guardare avanti, in modo attivo e denunciare i nuovi pericoli legati al negazionismo e alla formazione di gruppi che si richiamano a quella ideologia della morte che provocò in poco più di un decennio 17 milioni di vittime tra ebrei, prigionieri di guerra, oppositori politici, zingari e gruppi religiosi. Troviamo il senso di questo nelle parole del presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliaruolo – «Guai a noi! Guai a noi se dimenticassimo la Shoah. Qualche giorno fa Liliana Segre ha lanciato un allarme, ha detto che sente spesso persone che dicono: “basta con questi ebrei, che cosa noiosa, ormai lo sappiamo”.
Liliana Segre ha ragione. Il 27 gennaio, Giornata della Memoria. Non è sufficiente. C’è bisogno di qualcosa in più? No; c’è bisogno di qualcosa di meglio. Non basta la liturgia. C’è bisogno di formazione civile. C’è bisogno di conoscenza, di coscienza e di comportamenti adeguati. Spesso oggi la conoscenza è negata, la coscienza è latitante e i comportanti mancano. Parlo in primo luogo della catastrofe della Shoah. Ma parlo anche, per esempio, dei deportati politici italiani e di tutta Europa che sono stati cancellati da decenni dalla memoria collettiva.»