Sono oltre 4 mila i casi di malattie tropicali neglette registrati ogni anno in Italia: dalla strongiloidosi all’echinococcosi, dalla dengue alla chikungunya. Numeri che collocano il nostro Paese al quarto posto in Europa, dopo Inghilterra, Francia e Germania. L’impatto reale di queste malattie potrebbe però essere molto più alto. È l’allarme che arriva dagli esperti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), IRCCS per le per le Malattie infettive e tropicali.
Qui il prossimo 30 gennaio, in occasione della Giornata Mondiale dedicata a queste patologie, si terrà un incontro del Gruppo Tecnico Informazione-Educazione-Comunicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla malattia di Chagas. “La malattia di Chagas in Centro America uccide più della malaria, ma non può essere considerata un pericolo lontano perché può arrivare ovunque con i viaggi internazionali”, spiega Andrea Angheben, responsabile clinico del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Negrar Tra le malattie che più hanno attirato l’attenzione negli ultimi anni c’è la strongiloidosi.
“Le persone positive al parassita responsabile di strongiloidosi sono in maggioranza anziani che vi sono venuti in contatto nei decenni scorsi”, spiega Dora Buonfrate, direttrice del Centro Collaboratore Oms sulla Strongiloidosi e altre e altre malattie neglette. “Durante la pandemia in molti anziani le terapie cortisoniche per Covid-19 hanno abbassato le difese immunitarie e ‘slatentizzato’ la strongiloidosi”. Per Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Negrar, “la pandemia ci ha insegnato che la salute e la malattia oggi sono da considerare fenomeni globali: una patologia presente in una parte del mondo può rapidamente ‘viaggiare’ e raggiungere qualsiasi altro luogo grazie alla mobilità di persone, cibi, animali e con l’aiuto del cambiamento climatico”, afferma. “Diminuire le infezioni e la circolazione delle malattie con un adeguato monitoraggio è necessario per ridurre il pericolo a livello globale”.