Già a fine mese molte persone non riceveranno l’assegno del Reddito di Cittadinanza. È questa la novità del 2023 più importante introdotta dal Governo Meloni. Il reddito di cittadinanza verrà sospeso subito a chi (dopo la riforma) non rientra più tra i beneficiari, fino ad arrivare alla totale abolizione del sussidio nel 2024. Sulla base delle nuove direttive, l’Inps e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno siglato ora il Protocollo operativo per permettere il controllo automatico mensile: questo vuol dire che già questo mese saltano i primi assegni.
Reddito di cittadinanza: al vi i controlli Inps
Uno dei primi obiettivi della stretta voluta dalla Premier Giorgia Meloni è stato fin da subito quello di aumentare l’efficienza dei controlli sui richiedenti e percettori del reddito di cittadinanza, attraverso lo scambio di informazioni tra gli uffici Inps e quelli del Ministero della Giustizia. A tal proposito, come accennato sopra, il 20 gennaio 2023 è stato infatti siglato il Protocollo operativo tra l’Inps e il Dipartimento DAP, che consentirà, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, la verifica mensile e automatica dell’eventuale stato detentivo dei richiedenti il reddito di cittadinanza, prima dell’erogazione del beneficio.Il potenziamento dei controlli, a seguito del patto siglato, coinvolgerà:
Inps;
Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA);
Dipartimento per gli Affari di giustizia (DAG);
il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.
Reddito di cittadinanza: a chi verrà sospeso subito
Come riportato nel comunicato dall’Inps, l’attuazione del protocollo consentirà all’Istituto di disporre, in automatico e fin da subito, la revoca del reddito di cittadinanza e il recupero della prestazione indebita. I primi controlli, in particolare, si concentreranno sui casi di omessa dichiarazione. Vi sono infatti determinate circostanze in cui il reddito di cittadinanza può essere perso o ridotto. Si prevede infatti la decadenza quando uno dei componenti il nucleo familiare:
non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
non sottoscrive il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale;
non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
non aderisce ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti;
non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua; non comunica l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore;
non presenta un DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato. Presumibilmente, stando a quelli che sono i piani annunciati dall’Esecutivo, si procederà con la verifica degli altri requisiti nonché dei casi che invece non risultano in regola con quanto sopra disposto.