Modica è città dimentica. Non riesce a scrollarsi di dosso questo problema. Serio e reale. Dimentica dei suoi figli migliori e comunque, di chi l’ha resa nota, facendola uscire dai ristretti margini geografici. A parte qualche rara eccezione -spesso spinta e indotta e quasi mai spontanea- la città di Modica non riesce a celebrare se stessa attraverso i suoi ‘migliori’. Ad esempio, per intitolare qualcosa a Franco Ruta, che ne ha cambiata la storia, che l’ha fatta diventare grande per davvero, che ne ha tracciate le strade del domani, promuovendola a punto di riferimento nel Mondo, ha aspettato troppo e l’ha poi fatto solo grazie alla spinta di chi non ha voluto mollare neppure di fronte all’insensibilità più asperrima.
Modica, nel lontano giugno, ci pare fosse il 17, del 1991 -sono passati quasi 32 anni- visse un lunedì davvero particolare, unico. Antonio Borrometi nella DC area cislina con oltre 16.300 voti e Peppe Drago, nel PSI con quasi 16.500 voti, diventavano parlamentari regionali. Tutti e due, nella stessa giornata, nella stessa tornata elettorale. E quel lunedì, i cortei dell’uno e dell’altro, si incontrarono per festeggiare assieme, nel cuore della città, piazza Matteotti, di fronte a Palazzo di Città. Un brutto male, li ha strappati alla vita e ai loro affetti. Drago, il 21 settembre del 2016 poco prima di compiere i 61 anni e Borrometi il 19 gennaio di un anno fa a neppure 69 anni.
In quella loro prima legislatura palermitana, entrambi furono pure assessori: Borrometi alla Sanità per un anno e mezzo e Drago al Lavoro per due anni e mezzo. La loro carriera politica non si interruppe lì. Drago, ad esempio, è stato anche presidente della Regione Sicilia e sottosegretario di Stato oltre ad avere avuto altri incarichi di governo a Palermo ed essere stato leader nazionale dell’UdC dopo e del PSI prima mentre Borrometi, è stato deputato nazionale, segretario nella Giunta per le autorizzazioni a procedere alla Camera e fondatore, nel 2001, della Margherita. Figure di assoluto rilievo che però Modica, ha dimenticato. A quasi 7 anni dalla morte di Peppe Drago, nulla gli è stato dedicato. Niente. Il silenzio è calato su di lui, sul suo ricordo. Obnubilato anche da chi, a lui, deve tutto.
Qualche post nel giorno del suo compleanno o in quello in cui morì ma poi niente. Una strada, una via, una piazza, un vicolo, uno slargo. Nulla, assolutamente nulla da parte di una città a cui qualcosa (molto) ha dato. Idem per Antonio Borrometi, apprezzato avvocato, forse meno a lungo nell’agone della politica rispetto a Drago ma assolutamente figlio di Modica e che per Modica si è speso. Anche su di lui, dopo il 19 gennaio di un anno fa e i giorni successivi, silenzio assoluto. Nessun pensiero, niente di niente che lo potesse ricordare. Modica è troppo spesso questa. Pensiamo ad esempio, al poco/quasi nulla per ricordare due bravissimi giornalisti come Giorgio Buscema (La Sicilia) e Loredana Modica (Giornale di Sicilia) che raccontavano la città ogni giorno sui loro giornali e che dalla città di Modica, dalla sua memoria quotidiana, sono scomparsi.
O come tanti imprenditori che hanno dato ricchezza e lavoro a questa città e a tanti Modicani, strappati alla vita troppo presto –Enzo Carpentieri, ad esempio, per il cui ricordo, attraverso l’intitolazione della rotatoria di fronte Solaria, questo giornale si batte da tempo- cancellati dal ricordo. Modica città dimentica, distratta e fors’anche irriconoscente. E la memoria cancellata di Peppe Drago e Antonio Borrometi (ma anche di Saverio Terranova, storico sindaco e istituzione immarcescibile a Palazzo San Domenico) è una macchia che Modica e i Modicani, dovrebbero cancellare. Subito. Immediatamente. Ma forse, non è distrazione; è che proprio ne hanno voglia (di Adrien 25)