La proposta lanciata dal sindaco di Ragusa Peppe Cassì per la creazione di un Centro Commerciale all’aperto in via Roma riceve una sonora bocciatura dal movimento Territorio Ragusa che parla di nel risolvere il suo declino”, anzi addirittura di “una iniziativa disperata dell’amministrazione per aggrapparsi a quelle dei commercianti, invece di fornire loro soluzioni”. Queste le considerazioni che il movimento ha affidato al proprio Esecutivo sulla proposta. “Se il progetto dei commercianti di consociarsi in un unico soggetto giuridico per una organizzazione propositiva, ricca di idee e desiderosa di fare squadra, può ritenersi degno di considerazione, non è certo questa la strada che può essere intrapresa dall’amministrazione, e segnatamente dall’assessorato allo sviluppo economico, dopo il totale fallimento delle politiche per la rinascita del centro storico.
Dopo 5 anni del nulla, prima delle elezioni, si presenta questa iniziativa, dai contorni ancora indefiniti, e la si pone come soluzione a tutti i problemi. Si parla di una non meglio identificata ‘strategia di rigenerazione del Centro, che punta a renderlo innanzitutto attrattivo, dando ai ragusani diversi motivi di interesse per viverlo e frequentarlo. Si resta basiti nel leggere il comunicato quando si parla di 22 poli strategici riattivati o in corso di riattivazione, ne vengono citati solo 9, fra cui alcuni destinatari di enormi ritardi nella definizione dei lavori di riqualificazione: dal teatro della Concordia al City, dai locali della ex biblioteca, ancora in attesa di accogliere gli uffici anagrafe, alla tanto sospirata vallata Santa Domenica.
Né il progetto “Sto a Ragusa”, di incentivazione a nuove attività commerciali in centro, né lo studio di dettaglio per riqualificare 3.000 immobili vecchi, non ancora decollato, né alcune agevolazioni tributarie per i nuovi residenti in centro storico, sembrano aver raggiunto gli obiettivi minimi”. “La strategia punta ad un’inversione di tendenza strutturale – concludono da Territorio – ma non ci sono segnali in tal senso, per cui sono da ritenersi pretestuosi gli ultimi tentativi, in periodo di campagna elettorale, di rimediare al fiasco di 5 anni”. (da.di.)