Tra memoria e avanguardia, il territorio del Val di Noto guarda al vino come pilastro identitario per il proprio progetto di sviluppo economico e turistico. Ecco perché ad aprire la prima edizione dell’evento VVN – Vini e Vigne del Valdinoto – per il quale domenica 5 e lunedì 6 marzo sono attesi a Noto molti winelovers e operatori del settore – è stato stamattina il convegno “Il Val di Noto e il vino: storia di un valore identitario”, organizzato dalla Strada del Vino Valdinoto e dal Consorzio di Tutela Valdinoto in collaborazione con l’Archivio di Stato e con il patrocinio del Comune di Noto, moderato da Salvatore Cannata.
«Prima della vera e propria inaugurazione di VVN ci fermiamo per condividere questo momento di riflessione sulla storia e sul futuro», spiega il direttore della Strada del Vino Valdinoto Frankie Terranova: «Un momento necessario per sottolineare il valore del mondo del vino dentro il dna di questo territorio, dimostrando fino a che punto affondi le proprie radici in una lunga storia agricola e produttiva, ma soprattutto in che modo sta trovando il coraggio di rinnovarsi con una grande capacità di visione contemporanea». «Una capacità di rinnovamento e di visione – ha confermato il sindaco di Noto Corrado Figura – che fa sì che oggi il vino sia un vero e proprio simbolo che rappresenta il nostro territorio a livello nazionale e internazionale. Il nostro compito è supportare il grande lavoro dei produttori, assicurando servizi per il turismo e rilanciando progetti di rilievo come la Ferrovia storica Noto-Pachino, una vera e propria ferrovia del vino che sarà strategica per i percorsi enoturistici».
Un tassello, anche questo, di una lunga storia che la prof.ssa Rosa Savarino, storica e studiosa, ha ripercorso sin dall’800, facendo tesoro del lavoro già fatto nei mesi scorsi con la mostra a cura dell’Archivio di Stato di Noto dedicata all’esame dei documenti riferiti alla presenza del vino nel territorio di Siracusa e di Noto. Una storia fortemente legata alla specificità dei vitigni che saranno proprio in questi giorni protagonisti di VVN, ovvero il Nero d’Avola e il Moscato: «Li vediamo già presenti tra i vini portati in degustazione dalle folte delegazioni di produttori che nel 1861, a unità d’Italia appena compiuta, partirono da Siracusa e Noto per la prima esposizione nazionale del vino a Firenze». La prof.ssa Savarino ha fotografato per tappe proprio la fisionomia produttiva dei territori di Siracusa e Noto, dai primi lavori di catalogazione della Commissione ampelografica di fine ‘800, passando per la resistenza dei produttori locali all’epidemia di fillossera, per le conseguenze determinate dal fascismo e dalla guerra, fino al dopoguerra, con particolare riferimento alla lunga esperienza della Cantina sperimentale di Noto e all’altrettanto lunga fase della storia in cui la maggior parte del vino prodotto in questo territorio fu destinato all’esportazione via mare dalle coste di Vendicari e Marzamemi.
«La storia e il profilo produttivo che accomuna un ampio areale che unisce quelle che oggi sono la Doc Siracusa, la Doc Noto, la Doc Eloro e l’IGP Avola è ciò che ci ha spinti, circa un anno fa, a dare vita al nostro Consorzio», ha spiegato il presidente della Consorzio di tutela Valdinoto Nino Di Marco: «Oggi siamo partner di questo evento perché il nostro sarà sì un compito di tipo tecnico, legato al rispetto dei disciplinari, ma guarderà anche alle strategie di posizionamento dei nostri vini sul mercato, salvaguardando innanzitutto il loro intrinseco legame con il territorio». «Siamo in un momento della nostra storia in cui la forza di una squadra unita di produttori e un proficuo dialogo con le istituzioni ci consente di fare un lavoro importante e lungimirante», ha detto il presidente della Strada del Vino Valdinoto Massimo Padova: «Pensiamo ad un evento come VVN come alla prima tappa di nuove opportunità di frequentazione del Val di Noto e soprattutto nuovi momenti per parlare in modo più diretto al pubblico che ama il vino e che per il vino si muove, insieme agli operatori del settore».
«Questa è la direzione giusta», ha confermato il presidente del Consorzio Doc Sicilia Antonio Rallo: «Negli ultimi anni abbiamo fatto un grandissimo lavoro per la tutela della ricchezza del vigneto siciliano, ma sicuramente adesso c’è bisogno di ancorare sempre di più le nostre produzioni alle specificità dei nostri territori. Sappiamo tutti che la bellezza della nostra terra è la leva del successo del vino siciliano: di questa bellezza fanno parte a pieno titolo il vigneto e il paesaggio, patrimoni che dobbiamo tutelare e difendere. Bellezza significa turismo, turismo significa nuovi consumatori dei nostri prodotti. Realtà come le Strade del Vino sono fondamentali per consolidare questi percorsi».
A concludere il convegno sono state le testimonianze dei produttori Giovanni Sergio, Filippo Mazzei e Valeria Iovino: storie diverse che oggi si intrecciano nello stesso luogo e sono animate dallo stesso impegno.