Mentre l’attenzione della politica locale iblea si focalizza sulle prossime amministrative, considerando che ben quattro Comuni vano al rinnovo di sindaco e consiglio comunale (Ragusa, Modica, Comiso ed Acate), non mancano tuttavia i segnali d’allarme per una situazione economica, occupazionale e in definitiva sociale non certo positiva. Se ne occupano nella fattispecie la Cisl interprovinciale Ragusa e Siracusa e Confcommercio Ragusa. Vera Carasi, segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa esordisce lamentando che “ci sono molte crisi in atto e, al momento, non riusciamo a vedere una prospettiva occupazionale di rilievo. Neanche per la provincia di Ragusa”.
Quindi spiega “è fin troppo evidente che anche i sistemi produttivi delle nostre zone stanno vivendo delle trasformazioni profonde. Sappiamo che la Regione sta mettendo a disposizione numerose risorse dei fondi europei Fesr, Fse, oltre a quello che può essere fatto attraverso il Pnrr. Ma occorre canalizzare questi flussi economici in maniera intelligente, per attivare le dinamiche della crescita territoriale nel modo più opportuno”. La segretaria, poi, tiene a sottolineare l’attenzione che occorre garantire non solo per lo sviluppo, ma anche per il welfare. “Ci sono alcuni progetti approvati per la provincia di Ragusa – continua – ma occorre dare un segnale ancora più forte, soprattutto per venire incontro ai lavoratori e a quelle fasce deboli rimaste molto provate prima dai problemi causati dalla pandemia e adesso da quelli determinati dal caro prezzi. Il rafforzamento della concertazione è un obiettivo che tutte le organizzazioni sindacali e le parti sociali devono cominciare a porsi il prima possibile per cercare di indirizzare, negli enti territoriali locali, le scelte relative alle politiche attive del lavoro e alla formazione.
Non possiamo stare a guardare. Dobbiamo diventare parte attiva di questa partecipazione. Viviamo una fase di crisi particolarmente difficile, ma è anche un momento in cui abbiamo una straordinaria mole di risorse a disposizione grazie alle quali possiamo ripartire mettendo al centro la salvaguardia dei posti di lavoro e la creazione di occupazione che sia stabile, sicura e di qualità”. Ed evidentemente questo stato di sofferenza, chiarisce Confcommercio Ragusa, influisce decisamente sull’indice di disagio sociale che nella provincia di Ragusa è tornato a crescere. Il meccanismo lo spiega il presidente provinciale dei commercianti di Ragusa, Gianluca Manenti “dopo una fase di “calma”, torna a crescere a gennaio 2023 l’indice del disagio sociale misurato da Confcommercio.
Il Misery Index Confcommercio (Mic) si è attestato infatti su un valore stimato di 17,9, in aumento di sei decimi di punto sul mese precedente. Il peggioramento dell’indicatore è dato dall’aumento del tasso di variazione dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto e di una moderata crescita della disoccupazione. “Un aumento, purtroppo – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – che riguarda anche il nostro territorio e che evidenzia come, il mercato del lavoro, a gennaio, nonostante il rallentamento dell’attività economica, abbia mostrato segnali di vivacità. Il numero di occupati è aumentato di poche centinaia di unità su dicembre e le persone in cerca di lavoro poco meno di un migliaio. Gli inattivi si sono ridotti sul mese precedente di circa 150 unità. Queste dinamiche hanno comportato una lieve crescita del tasso di disoccupazione (il dato complessivo si attesta sul 18%).
Le motivazioni? A gennaio 2023, anche nella nostra provincia, i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione su base annua dell’8,7%, in aumento rispetto all’8,3% del mese precedente. Le prime stime di febbraio segnalano un ulteriore rialzo (+9,0% su base annua), a conferma del permanere di tensioni nella filiera importazioni, produzione, ingrosso e distribuzione finale. Le suddette tensioni sono testimoniate dalla progressiva crescita dell’inflazione di fondo, a riprova di un processo di rientro che sarà presumibilmente non privo di ostacoli e non immediato. Stiamo parlando, purtroppo, di una situazione che potrebbe determinare, anche nel primo trimestre del 2023, un rallentamento della domanda per consumi da parte delle famiglie e dell’economia con le inevitabili ripercussioni sul mercato del lavoro e sull’area del disagio sociale. Da qui l’incremento del valore del Mic”. (da.di.)