Si inaugura domenica 30 aprile 2023, a Modica, presso la Fondazione Grimaldi di corso Umberto 106, la mostra dell’artista Enzo Falco intitolata “La luce e il Tormento – Enzo Falco verso Caravaggio”, che rimarrà aperta fino al 27 maggio. La presentazione è affidata al prof. Salvatore Parlagreco, storico e critico d’arte. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno e il contributo di Hometradex, società attiva nel settore immobiliare, mentre molti aspetti organizzativi sono stati curati per la Fondazione Grimaldi da Vincenzo Spadaro che ringraziamo per le informazioni fornite per la stesura di queste righe. Con un percorso di circa 50 opere tra oli e litografie Enzo Falco compie un viaggio per conoscere il Caravaggio partendo dalla fine della tormentata vita di Michelangelo Merisi. “L’idea della mostra – scrive Salvatore Parlagreco nel catalogo – è quella di raccontare la vita di Caravaggio attraverso una rivisitazione delle opere, una cinquantina in tutto, più o meno conosciute dall’artista, ma dal profondo valore simbolico.
Caravaggio con i suoi dipinti ci chiama sempre ad essere testimoni silenziosi di atti di violenza quotidiana che, ancora oggi ci mostrano i mali del mondo ma anche a irradiare sapienza e rispetto verso gli altri e rendere la vita piena di gioia, ricca di sapori e significati. I temi trattati da Falco, sono molto attuali: in queste sue opere stiamo osservando la meditazione del protagonista che, nel pieno della maturità artistica, si vuole confrontare con uno dei più grandi artisti dell’arte di tutti i tempi, in una fase di ricerca durata diversi anni guardando al passato. Questo atteggiamento ben riflette lo stato mentale e la paura della rinascita in cui tutti noi ci siamo trovati proprio adesso che il mondo riparte, dopo tre anni di pandemia, con una nuova riflessione sul vecchio e il modo di essere e di porci nel confronto con gli altri esseri umani, con un mondo malato e l’ambiente degradato che ci circonda, con una guerra alle soglie dei confini dell’Unione Europea e gli impetuosi cambiamenti economici, sociali e tecnologici; tutto ciò rende lo spettro del suo impatto particolarmente ampio anche se oggi non ne conosciamo ancora l’esito.
In qualsiasi epoca l’Arte rievoca, crea, rielabora e provoca, spinge a pensare prospettive diverse, esprime e certe volte anticipa i bisogni delle comunità in cui essa nasce. In tal senso Michelangelo Merisi è stato certamente una delle figure più affascinanti della storia dell’arte, sia italiana che europea, per le tecniche e le visioni innovative che introdusse nella pittura a cavallo tra ‘500 e ‘600, per ciò che egli stesso rappresentò: un uomo la cui vita e la cui arte si compenetravano indissolubilmente. Di qui l’idea di Enzo Falco di ripercorrere e far rivivere con una libera interpretazione l’evoluzione del genio artistico del Caravaggio, restituendo una dimensione attuale del grande artista che fu un grande innovatore ma anche attento al realismo della sua epoca che ci ha restituito nelle sue opere. L’ arte, di qualsiasi epoca sia, va sempre valorizzata e sostenuta. Per questo motivo Falco ha voluto investire in questa nuova iniziativa, convinto che la cultura, la bellezza per essere sostenibili vanno anche sostenute. Dopo secoli di oblio, Caravaggio in tempi recenti ha fatto tanto parlare di sé, soprattutto negli ultimi decenni, ed anche questa volta non si smentisce.
Falco come Caravaggio appare anticonformista capace di clamorose novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura straordinaria implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista, oltranzista e audace iperealista come fu Caravaggio ante literam prepotente e privo di timori censori a tratti esplicito nei rimandi erotici. Falco propone un progetto legato al pittore meneghino interessante e sui generis. La mostra di Modica offre, per la prima volta uno sguardo trasversale e pressoché completo sull’operato di Enzo Falco riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore in particolare nel “ Cristo sul Monte egli Ulivi”, opera che è andata distrutta nell’incendio di Berlino; quest’ultima ha avuto un ruolo essenziale nel determinate le scelte coloristiche operate da Falco, della quale ci è rimasta una foto in bianco e nero dove l’artista ne reinventa i colori e dunque nel definire l’identità del linguaggio pittorico di Caravaggio. Solo per dare un’idea di quanto i visitatori potranno sperimentare direttamente se vorranno visitare la mostra, sfogliando il catalogo abbiamo visto nel David e Golia, la testa del Filisteo sostituita da un sacchetto di cellofan ripieno di barattoli della nota opera di Piero Manzoni “Merda d’artista”; nel “San Giovanni Battista” al posto del rampicante mette una pianta di ficodindia, chiaro riferimento alla terra natia, stessa cosa fa nell’ “Amor Vincit Omnia” dove nell’originale, ai piedi giacciono in terra armi, libri e strumenti musicali, sostituisce le armature col più moderno Kalashnikow; nel “Ritratto di Paolo V”, mette una mascherina per nascondere le sembianze del Pontefice, quasi a voler condannare l’attacco alla chiesa post conciliare e ancora nella “Crocifissione di Sant’Andrea”, sullo sfondo propone come una miniatura la “Crocifissione di San Pietro”; nel “San Giovanni Battista” ai piedi del Santo aggiunge la testa del Suo amato gatto, nel “Concerto” al posto del violino mette una tromba strumento sicuramente più moderno.
E che dire dell’elegante farfalla che si posa sulla foglia di vite del Bacco.
Diversi sono gli autoritratti di Falco nei personaggi dipinti da Caravaggio, come nel “Suonatore di Liuto”, dove, in un impeccabile iperrealismo, si ritrae quasi assorto ad ascoltare le note del giovane e leggiadro musico. E ancora nel ritratto di “Maffei Barberini” e nell’”Ecce Homo”, dove, in un attualissimo mercato di schiavi, indica il Cristo Africano dietro una maschera inquietante. Forse il primo Cristo Nero mai ritratto nell’iconografia cristiana; nella “Canestra di frutta”, unica natura morta arrivata a noi del Caravaggio, Falco raffigura la frutta fuori dalla canestra come se fosse precipitata fuori dalla stessa e colta in un momento di sospensione come in un fermo immagine, anche qui aggiunge un’ape che si posa su un acino d’uva e altre due che si librano in volo sopra di essa; nel “Ritratto di Cortigiana”, sostituisce i fiori di gelsomino con una piccola rosa gialla che, oltre a simboleggiare l’amore, è simbolo ideale di vera amicizia.
L’opera del Caravaggio che ha senza ombra di dubbio folgorato Enzo Falco è la “Decollazione del Battista”, ammirata durante una sua visita a Malta di ritorno dalla Libia, paese che lo ha ospitato per circa un trentennio per lavoro della sua professione di architetto; qui nelle due versioni, nella seconda interpretazione, spoglia la scena di tutti i personaggi lasciando solo il Battista con la testa mozzata a simboleggiare l’atrocità commessa”. Per concludere dunque la mostra “La luce e il Tormento – Enzo Falco verso Caravaggio”, dal 30 aprile al 27 maggio sarà un’ottima occasione per rivedere, seppur con occhi diversi, il Caravaggio e per conoscere ed apprezzare Enzo Falco. E non possiamo chiudere se non con una citazione del maestro Merisi, che racchiude la sua concezione dell’arte “ Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico suono che mi riporta a Dio”. (daniele distefano)