“Sì, ci siamo sentiti usati. Utilizzati perché c’era la necessità, l’emergenza sanitaria. Poi, quando non siamo più serviti, nonostante ci fosse ancora molto da fare, siamo stati scaricati. Senza neppure un grazie”. Il gruppo psicologi Covid dell’Asp di Ragusa, 21 professionisti in servizio dal 7 dicembre 2020 al 30 aprile 2023, raccontano tutta la propria amarezza per come è andata, per una scelta, quella dei vertici Asp, che ha lasciato senza parole, increduli. “Ancora di più – spiegano i diretti interessati – perché qualche giorno prima del 28 aprile era stata pubblicata una delibera all’albo pretorio dell’Asp che parlava di una nuova proroga. In quella giornata, invece, il 28 appunto, il commissario straordinario dell’Asp Fabrizio Russo ci comunica che non ci sono più i presupposti per una proroga (tanto che la delibera di prima è risultata annullata).
Ma perché proprio noi? Perché si è sentita la necessità di fare a meno di chi si era speso senza un attimo di sosta per aiutare i più fragili, sul piano emotivo e non solo, in questo difficile periodo? Tra l’altro, con conseguenze che ancora, purtroppo, si riverberano su grandi e piccoli? Ecco, sono tutti questi gli interrogativi che ci attanagliano e rispetto ai quali non riusciamo a trovare una risposta. Che senso ha avere scelto di tagliare chi, per versatilità e adattabilità, aveva dimostrato di potere dare una risposta importante, tra l’altro, in un campo molto delicato?”. Il gruppo psicologi dell’Asp sottolinea che l’azienda sanitaria provinciale non era riuscita a individuare modalità adeguate per rispondere a bisogni sempre più emergenti, trovando piuttosto il modo di tenere al suo interno risorse preziose su cui aveva investito in tutti questi lunghi mesi. Durante il periodo della pandemia, è emerso in maniera molto chiara come la salute psicologica sia un diritto.
“Siamo stati gravati – ancora il gruppo psicologi – da enormi carichi di lavoro, diventati via via sempre più consistenti. Ma proprio perché le criticità, andando avanti con la pandemia, si rivelavano essere molto più importanti, è stato evidenziato come il servizio professionale da noi reso era diventato cruciale. Nell’estate del 2021, ad esempio, i numeri che abbiamo dovuto fronteggiare sono stati impressionanti. E riuscire a chiamare tutti gli utenti che ne avevano necessità ha messo a dura prova la nostra tenuta. Ma abbiamo sempre voluto rispondere presente perché abbiamo compreso la delicatezza della situazione in carico a chi contattavamo. Adesso, si scopre che non c’è più bisogno di noi. Ma i problemi sono rimasti. Se la pandemia ha cessato i suoi effetti nefasti, lo stesso non si può dire delle ripercussioni mentali che la stessa ha creato. La fascia dell’infanzia e dell’adolescenza, ancora oggi, quella più a rischio. Sono necessarie terapie adeguate, interventi specifici da parte di professionisti. Lo strascico di disagi con cui stiamo facendo i conti è davvero notevole. E a fronte di ciò l’Asp di Ragusa non ha trovato di meglio da fare se non darci il benservito. Inspiegabile su tutti i fronti”.