“Noi denunciamo l’ignoto autore di quella manipolazione come autore di un reato, perseguibile d’ufficio e previsto da una più ampia e opportuna interpretazione degli artt. 604 bis e ter del vigente codice penale”. È uno dei passaggi salienti contenuti nell’esposto che nel pomeriggio di ieri il candidato sindaco di Ragusa Riccardo Schininà insieme all’assessore designato Michele Sbezzi, entrambi avvocati, hanno presentato al comando provinciale dei carabinieri in ordine alla sgradevolissima questione del manipolato manifestino elettorale con duri e insensati attacchi transfobici che hanno avuto, suo malgrado, come protagonista una candidata al consiglio comunale, nonché assessore designata di altro schieramento politico.
“La Sig.ra Adamo annuncia nel proprio video che non è sua intenzione denunciare. Così non è per noi”. È l’altro passaggio saliente che fa la differenza, contenuto nell’esposto in oggetto. “Riteniamo – ha spiegato Riccardo Schininà – che lanciare, in modo indiscriminato, accuse a tutti i candidati al consiglio comunale e a tutti i candidati sindaci, mettendo tutti sullo stesso piano quali potenziali autori di tale gesto, sia un modo offensivo per delegittimare. Ecco perché abbiamo ritenuto con assoluta convinzione di presentare un esposto affinché chi ha compiuto un simile gesto possa essere perseguito e possa rispondere dell’azione compiuta, che consideriamo ignobile, ignorante e oltraggiosa per le persone e per le istituzioni a cui ci si candida e di cui si ambisce di far parte. Ma, aggiungo, non bastano solo i video sui social o qualche post per denunciare, ci si deve prendere la responsabilità e si devono adire le vie legali quando questo è necessario per dare un segnale forte e incontrovertibile a garanzia della verità e della trasparenza delle azioni.
Continuo a ricordare, a latere di questa incresciosa vicenda, che i toni della campagna elettorale devono essere accesi e infiammare gli animi ma sul piano strettamente ed esclusivamente legato alle proposte e alla sfera politico-amministrativa, quando si trascende in offese gratuite alla persona, o al modo di agire, o all’orientamento sessuale, o legate a qualsivoglia vicenda non pertinente alla campagna elettorale, è una chiara ed evidente violazione della dialettica politica e democratica. Su questa precisa circostanza noi abbiamo non solo detto la nostra, ma anche compiuto ciò che andava fatto prendendoci la responsabilità affinché sia ben chiaro che non siamo tutti uguali e che quando parliamo di diritti e rispetto noi ci mettiamo la faccia e i contenuti”. (notizia commerciale)