Alessandro Impagnatiello ha confessato e ha dato indicazioni ai carabinieri su dove aveva nascosto il corpo senza vita di Giulia Tramontano, in un lembo di terra dietro ai box di una palazzina in via Monte Rosa a Senago, nel Milanese, non lontano dall’abitazione della coppia. Impagnatiello è in carcere a San Vittore, accusato di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Dall’interrogatorio sono emersi particolari agghiaccianti. La ragazza è stata infatti uccisa con 2-3 coltellate, dopo una lite in casa, e Impagnatiello ha poi tentato di bruciarne il corpo per due volte, senza però riuscirci.
Una prima volta, stando a quanto emerge dalle indagini e dalla sua confessione, ha tentato di dare fuoco al corpo nella vasca da bagno di casa con dell’alcol e poi successivamente in un’altra zona all’esterno della casa di Senago, un box di famiglia pare, ha provato a bruciarlo con della benzina. La Procura ha contestato nel provvedimento di fermo anche l’aggravante della premeditazione. Dalle indagini è inoltre emerso che l’uomo, poco dopo l’omicidio avrebbe tentato di incontrare l’altra donna con cui aveva una relazione, assicurandole che Giulia se ne era “andata” e che lui era un “uomo libero”, screditando anche la 29enne dicendo che quel figlio che aspetta non era suo, cosa non vera. La donna, però, per paura ha deciso di non incontrarlo. Si sarebbe presentato nella sua abitazione a Senago a Milano, verso le due di domenica scorsa, insistendo per poter entrare, ma lei non l’avrebbe fatto salire. In quel momento il corpo della 29enne sarebbe stato ancora nella sua casa, anche se, come è stato riferito dagli inquirenti, lui aveva già provato a bruciarlo con alcol nella vasca da bagno. Il corpo della donna, dunque, sarebbe rimasto in casa per alcune ore (l’omicidio è avvenuto tra le 19 e le 20.30). Non solo: secondo la Pm Alessia Menegazzo l’uomo “ha cercato online come uccidere e come disfarsi del corpo della sua compagna. Si tratta dunque di un omicidio premeditato. Quando ha incontrato in casa Tramontano aveva già deciso come ucciderla”. Dalle indagini è inoltre risultato che l’assassino “ha inviato messaggi all’amica della compagna dal telefono della Tramontano quando l’aveva già uccisa”.
L’altra donna che aveva una relazione con Impagnatiello ha raccontato, sentita come teste e facendo acquisire i messaggi, che ricevette nella serata di sabato un messaggio dal telefono della 29enne con su scritto “ti ho mentito, lasciami in pace”, dopo che le due si erano incontrate e si erano confrontate anche sui “maltrattamenti psicologici” dell’uomo. Quel messaggio, in realtà, sarebbe stato Impagnatiello a mandarlo, perché Giulia era già morta. L’altra giovane si era anche già “preoccupata”, ha riferito, perché lei non aveva risposto subito ad un suo whatsapp. “Ci sono indagini in corso”, ha poi risposto la pm in relazione a presunte complicità con Alessandro Impagnatiello nell’occultamento del cadavere. L’occultamento del corpo è avvenuto “in segmenti e tempi diversi”, come emerge da telecamera. Quando l’uomo “ha tentato l’incontro a casa con l’altra donna e lei non l’ha fatto entrare in quel momento il corpo di Giulia era ancora a casa”.
La pm: ‘Il fidanzato di Giulia ha cercato online come ucciderla’
I familiari di Giulia, tra cui il fratello Mario, si sono recati in via Monte Rosa a Senago a lasciare dei fiori nei pressi del luogo in cui è stato trovato il corpo della 29enne. Accanto a un peluche di Tigro e ai vari bouquet portati da amici e conoscenti, spicca quello della famiglia, composto di fiori rosa e bianchi. “Per sempre nei nostri cuori – si legge sul bigliettino – mamma, papà, Chiara, Mario”. In alto a destra c’è scritto “per Giulia e Thiago”, probabilmente il nome che la donna aveva scelto per il bimbo che portava in grembo. La sorella ha postato un messaggio su Instagram: “Grazie. Grazie di averci dato la speranza di trovarla. Grazie di averci creduto ed aiutato. Grazie dal profondo del cuore di una famiglia distrutta, di fratelli che non hanno avuto la possibilità di cullare il proprio nipote. Di genitori che sono stati privati del diritto di essere tali. La nostra famiglia sarà per sempre unita come in questa foto”, ha concluso, condividendo un’immagine che ritrae tutti insieme, mamma, papà e figli.
Lo stupore degli amici. “Era un bravo ragazzo, mai e poi mai ci saremmo aspettati da questa faccia d’angelo” ciò che poi è accaduto. Così il padre di un amico di Alessandro Impagnatiello. “Era considerato uno dei più belli della compagnia – ha aggiunto -. Lui e mio figlio si sono sentiti il 30 maggio”, il giorno dopo che lui stesso aveva denunciato la scomparsa della donna. “Era sconfortato per la sparizione di Giulia, i suoi amici cercavano di consolarlo e aiutarlo. Mai e poi mai si pensava a questo epilogo. Quando abbiamo visto il telegiornale, non riuscivamo a crederci”. L’Armani Bamboo Bar, dove lavorava Impagnatiello, è rimasto chiuso e l’accesso non è stato consentito a nessun cliente esterno. Il locale avrebbe dovuto aprire alle 11. L’ingresso presidiato dai buttafuori dell’Armani Hotel. “Fatti del genere non sono tollerabili in una società civile. Episodi come questo non possono e non devono verificarsi, mai. Per tale motivo, già durante i giorni delle indagini, il signor Alessandro Impagnatiello era stato sospeso dalle sue mansioni di barman presso Armani Hotel”, si legge in una nota il Gruppo Armani ed Emaar Properties Pjsc, azienda proprietaria di Armani Hotel, che esprime “il proprio cordoglio e la propria vicinanza alla famiglia di Giulia Tramontano”.
Sono state le tracce biologiche, si presume di sangue, trovate mercoledì sulla sua auto a portare la Procura di Milano a indagare Impagnatiello. L’uomo avrebbe screditato a più riprese, parlando con l’amante con cui aveva una relazione parallela, la sua compagna, secondo quanto emerso dalle indagini. Sarebbe stata proprio l’amante, una collega americana di Impagnatiello, di professione barman, a chiedere al 30enne di incontrare Giulia quel sabato. Per una sorta di incontro chiarificatore. Entrambe le donne, prima ignare l’una dell’altra, a quanto si è appreso, dallo scorso aprile avevano iniziato ad avere sospetti sul fatto che il 30enne avesse un’altra relazione. Con la collega il 30enne avrebbe più volte parlato male della fidanzata, dicendo, pare, anche che avesse problemi mentali e non solo, per screditarla in ogni modo. Dalla denuncia dell’uomo presentata domenica, sarebbero emerse, poi, anche tutta una serie di incongruenze, come un luogo con un indirizzo inesistente dove sarebbe andata, a suo dire, la fidanzata.