Tutto pronto per il secondo weekend de Le Vie dei Tesori in programma il 14 e 15 ottobre. Si potrà entrare di notte (unica possibilità sabato dalle 20.30 alle 23) nella cattedrale di San Giovanni Battista a Ragusa e scoprire quel manto barocco che è nato da Carmelo Cultraro e dei fratelli Gianforma; o scoprire il nuovo percorso museale del Museo del Costume, a Scicli, e immergersi nella storia della moda di un secolo, da metà Ottocento a metà Novecento, tra crinoline, merletti, velluti di seta e bastoni da passeggio. A Noto, invece, si va per palazzi scoprendo ambienti inediti di magioni nobiliari e si seguono le guide contando i balconi barocchi intagliati nel morbido tufo.
Secondo e penultimo weekend delle Vie dei Tesori nel Val di Noto – sabato 14 e domenica 15 ottobre – alla ricerca del filo barocco che lega Ragusa, Scicli e Noto, appena nominata Destinazione dell’anno da Food and Travel Italia 2023. Una provincia votata al turismo dove il pubblico cammina compatto e curioso tra palazzi nobiliari che paiono essersi cristallizzati nel tempo, campanili che di notte mostrano grazie inaspettate, grotte millenarie che hanno più di una storia da raccontare. Il programma è composito e pieno di proposte, costruito con Unicredit come main sponsor e con la collaborazione di Poste Italiane, in sinergia con Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. E con le Terre dei Tesori aprono cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
RAGUSA. A Ragusa lo scorso weekend (il primo del festival) si è inaugurata la casa museo della Beata Schininà, unica Beata della provincia e fondatrice delle suore del Sacro Cuore di Gesù: sarà visitabile anche questo finesettimana il prossimo; e così anche lo splendido palazzo Arezzo di Trifiletti (chiuso domenica) custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia: tende di pizzo, salotti damascati, tele e merletti, piccole collezioni di famiglia, si sale sul campanile della cattedrale di San Giovanni Battista, alto 50 metri, raggiunto dopo essersi inerpicati per 129 gradini. Si visita il complesso dell’Antico Mercato per scoprire la ricostruzione delle antiche botteghe artigianali di una volta. Apre solo domenica l’antico convento seicentesco dei Cappuccini di Ibla, dove dalle 11 alle 13 sarà servito un aperitivo “povero” secondo le regole monacali. Sarà un’occasione imperdibile quella di visitare chiese e cappelle di solito chiuse: dagli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale, alle tombe dei nobili ragusani e alla cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla; dall’antichissima chiesa della Maddalena, alla chiesa dell’Annunziata, nella Ciudecca ebraica, ricostruita grazie al barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale; la chiesa del Santissimo Ecce Homo con le vetrate istoriate da Duilio Cambellotti nel 1956, la chiesa di Santa Maria dell’Itria che fu sede dei Cavalieri di Malta, e le Santissime Anime del Purgatorio il cui campanile poggia su un tratto delle mura bizantine del castello di Ragusa. Domenica dalle 16.30, due ore in giro per le confraternite ragusane nate per aiutare il prossimo in assoluto anonimato, ognuna con le sue regole e un modo “eclettico” di agire, tutte comunque presenti nell’organizzazione della centenaria Settimana Santa Iblea. Si chiude al Museo degli antichi costumi delle Confraternite, raccontato da chi lo ha creato nella chiesa della SS.Annunziata. Programma a cura del Il corno francese blu.
SCICLI
Il sito archeologico di Chiafura è stato il più visitato del primo weekend: ed è da non perdere, visto che è stato ripulito e messo in sicurezza, entrarvi è un cortocircuito temporale che porta indietro al secondo dopoguerra. Siamo a Scicli e il percorso più bello passerà di certo da uno dei luoghi più immortalati dal turisti, quell’antica farmacia Cartia dove ci si ritrova immersi tra albarelli, vasi da medicina, pozioni, decotti, che paiono dormire negli scaffali: quasi in attesa che sbuchi fuori un farmacista ottocentesco che vi offre un rimedio contro il mal d’amore; un altro museo spontaneo è quello dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci usate ancora negli anni ’60 per ridurre la pietra in calce. Il mestiere del carcararo era ritenuto tra i più umili e, spesso, a lavorare in questi forni erano i bambini: lo racconteranno alla chiesa di san Vito mentre al Museo del costume e della cucina, a piano terra dell’antico monastero di San Michele, ci si perderà tra le pieghe degli abiti d’epoca, entrando anche in una cucina popolare ricostruita. Al complesso di San Giovanni Battista si seguirà il percorso delle monache benedettine, e ci si potrà affacciare dalle gelosie della clausura e si salirà ancora fino ad arrivare alle antiche campane. Si visitano la chiesetta rupestre della “Scalilla” e Santa Teresa, sorta di bomboniera rococò. E infine Palazzo Spadaro con i balconi a mensoloni e il ponticello, detto “degli innamorati”, ma soprattutto con la bella collezione del Gruppo di Scicli, con in testa gli artisti Piero Guccione e Franco Sarnari. Il programma è curato dalla ProLoco e da tanti volontari.
NOTO.
Il festival a Noto – le visite guidate sono condotte dagli scout del Gruppo Agesci Noto 1 – non può non raccontare la città rinata dopo il sisma del 1693. E la narrazione deve per forza partire dal Museo dei Mecenati del Barocco: la ricostruzione della Noto attuale si fece seguendo solo tre misure per realizzare le decorazioni in pietra da taglio delle facciate, per evitare stravolgimenti e mantenere un certo stile comune: le nobili famiglie netine di comune accordo si attennero alle Pietre sacre del Barocco, che troverete esposte al museo. Ma le Vie dei Tesori porteranno anche in due palazzi tra più importanti della città, ma non si tratterà del percorso abituale di visita, piuttosto si entrerà nei saloni dei principi Nicolaci di Villadorata disegnati dal Gagliardi, ma anche e soprattutto in quattro ambienti inediti che danno su un cortile interno, recuperati dal Comune. Era invece la dimora della potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao e di Dainamare, il palazzo completato da Vincenzo Sinatra e dai fratelli Paolo e Bernardo Labisi: anche in questo caso il Comune è proprietario di metà della residenza e apre la Sala che è stata proprio dedicata a Rosario Gagliardi, l’architetto a cui si devono imponenti monumenti di Noto. Prevista anche una passeggiata condotta dalle guide autorizzate con degustazioni tematiche: questo weekend si tratterà la zucca in ogni sua variante.