Iblea Acque ne hanno parlato in conferenza stampa otto consiglieri di vari comuni. “La scelta di modalità di gestione dell’acqua pubblica è stata fatta a discrezione della politica. La scelta, piuttosto, compete a soggetti terzi. E’ stata, la conferenza stampa su Iblea Acque di sabato scorso, indetta da otto consiglieri di vari comuni della Provincia, un primo momento di chiarezza in quella che nei giorni scorsi avevamo definita “una vicenda avvolta nei fumi intorno alla quale si è sviluppato un dibattito surreale”. Ed invece, con questo incontro con la stampa locale, voluto da Paolo Monaca e Serafino Arena di Ispica, Marianna Buscema di Scicli, Giuseppe Sulsenti di Pozzallo (non presente all’incontro con i giornalisti per motivi di lavoro), Salvo Liuzzo di Comiso, Piero Mandarà di Santa Croce, Bianca Mascolino e Sara Siggia di Vittoria, si è finalmente cominciato a fare chiarezza sull’intera vicenda, sulla quale, dispiace dirlo, i rappresentanti istituzionali dei 12 comuni aderenti alla società in house, hanno peccato di discutibile silenzio.
E la chiarezza con cui gli otto hanno detto la loro, possano essere le loro asserzioni accettate o rigettate, perlomeno serve ad aprire un dibattito concreto e reale. Le affermazioni principali enunciate nel corso della conferenza stampa di sabato riguardano soprattutto il fatto che “la scelta di modalità di gestione dell’acqua pubblica è stata fatta a discrezione della politica. La scelta, piuttosto, compete a soggetti terzi. La soluzione della gestione in house, così come indicato dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, rappresenta l’eccezione e non la regola”; così come la già controversa questione delle assunzioni (di cui si è occupato più volte in interrogazioni ed interventi in aula, il consigliere comunale di Ragusa Gaetano Mauro di GenerAzione). Trattandosi di materia complessa e dai risvolti suscettibili di futuri imprevedibili conseguenze, per dovere di cronaca lasciamo la parola agli otto consiglieri Paolo Monaca, Serafino Arena, Marianna Buscema, Giuseppe Sulsenti, Salvo Liuzzo, Piero Mandarà, Bianca Mascolino, Sara Siggia che hanno sintetizzato i contenuti della conferenza stampa in questo documento.”La scelta di modalità di gestione dell’acqua pubblica è stata fatta a discrezione della politica. La scelta, piuttosto, compete a soggetti terzi.
La soluzione della gestione in house, così come indicato dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, rappresenta l’eccezione e non la regola. E’ questo il messaggio più forte arrivato dalla conferenza stampa tenuta sabato scorso a Ragusa dagli otto consiglieri comunali di sei Comuni iblei nel corso della quale l’attenzione è stata centrata su Iblea Acque e sulle procedure attuate dalla società in house. Paolo Monaca e Serafino Arena di Ispica, Marianna Buscema di Scicli, Giuseppe Sulsenti di Pozzallo, che non era presente all’incontro con i giornalisti per motivi di lavoro, Salvo Liuzzo di Comiso, Piero Mandarà di Santa Croce, Bianca Mascolino e Sara Siggia di Vittoria, hanno dunque fatto emergere una questione che ritengono cruciale. Una questione verificata dopo avere accuratamente esaminato la normativa di settore. A differenza del messaggio veicolato in provincia, e cioè che la scelta di modalità di gestione dell’acqua pubblica è una discrezionalità della politica, risulta, invece, l’opposto. La legge prevede che la scelta sia individuata, certificata ed espletata tramite una relazione tecnica che l’Ati ha sì effettuato ma omettendo tutta una serie di questioni, soprattutto la motivazione aggravata.
L’eccezione deve essere fortemente motivata a supporto del beneficio maggiore dell’utente rispetto a una gestione diversa. Ed è proprio su questo punto che è stata fatta la segnalazione all’Anac affinché possa esprimersi in tal senso. Numerose le interrogazioni presentate dai consiglieri che non hanno mai ricevuto risposta in tale direzione. Sembra che i Comuni iblei non tocchino con mano i benefici di questa decisione. Anche perché continuano a dover risolvere, con le proprie risorse, le emergenze idriche. Come il Comune di Ispica che, questa estate, ha dovuto anticipare, nonostante le gravi difficoltà finanziarie, 132mila euro che, a quanto pare, l’Iblea Acque dovrà rimborsare. E lo stesso è accaduto in altri Comuni. Ma davvero questi soldi saranno restituiti? Quando nel maggio del 2022 fu approvato l’atto costitutivo di Iblea Acque, spiegano ancora i consiglieri, all’interno di questo veniva specificamente individuato che laddove la società avesse avuto dei debiti e questi non potevano essere riappianati dai fondi della società, i singoli Comuni, quota parte, dovevano impegnarsi per rifondere questi debiti. Insomma, saranno piuttosto i Comuni a dover aiutare la società qualora questa abbia delle passività e, da come la stessa ha avviato la propria attività, le stesse non mancheranno di materializzarsi.
Per i consiglieri comunali, a fare le spese di tutto ciò sono i cittadini, finiti nel tritacarne in quanto stanno iniziando ad arrivare le bollette già targate ‘Iblea Acque’ ma con delle presunte stime di pagamento: non si tratta, quindi, di conteggi reali. Nei fatti il timore è che le bollette aumenteranno ma i cittadini pagheranno per un servizio che non è migliorato. Inoltre, è stato rilevato che quando il Comitato sul controllo analogo è intervenuto con una nota dichiarando di “invitare l’amministratore unico ad avviare senza indugio l’iter procedimentale per l’assunzione a tempo determinato delle figure apicali e di alta specializzazione, dando la più ampia evidenza ai relativi bandi pubblici, aggiungendo che ritiene altresì, nelle more dell’espletamento delle predette procedure, e fino al completamento delle stesse, che il personale già assunto con incarico a contratto prosegua nello svolgimento delle funzioni ad esso assegnate, al fine di evitare l’interruzione di un servizio essenziale per la comunità d’ambito di riferimento”, nei fatti sta ammettendo che la procedura non è regolare e che non appena saranno attuati i concorsi, coloro che sono stati assunti precedentemente andranno a casa. I consiglieri presenti in conferenza stampa hanno, dunque, concluso evidenziando che “le nostre città meritano rispetto e un partner che garantisca servizi efficienti, investimenti importanti e, soprattutto, rispetti i diritti di tutti noi cittadini-consumatori riconosciuti dall’Europa e dallo Stato”. (daniele distefano)