Avvicinandosi a gran passi il periodo natalizio, ad Ispica fervono i preparativi del presepe vivente. Per l’occasione, siamo lieti di ospitare queste riflessioni di Nino Raucea, cittadino ispicese, che dell’evento ricorda la genesi, ne traccia l’evoluzione nel corso degli anni e magari si toglie qualche sassolino dalla scarpa.
LETTERA APERTA
Mi presento: sono un semplice cittadino che ha a cuore da sempre la comunità ispicese, la sua gente e le sue tradizioni. Con queste brevi e semplici righe mi rivolgo a coloro che condividono questo mio sentimento e ai nostri amministratori, che sono coloro che hanno il dovere di tradurre lo stesso sentimento in politiche adeguate orientate al bene comune.
Avvicinandosi il Natale ancora una volta si ridesta dentro di me il ricordo vivo del primo presepe vivente di Ispica, realizzato nell’orto del convento dei Frati Minori (non dico chi allora ebbe l’idea perché lo sanno tutti). Il presepe è stato voluto e realizzato dall’ordine francescano secolare dopo lunghe discussioni all’interno della fraternità. Fondamentale fu il sostegno dell’allora guardiano Padre Alberto Marangolo e di tutta la comunità dei frati che riordinò l’orto, anche grazie all’aiuto di qualche benefattore (l’avvocato Salvatore Rustico).
Allora sono stati coinvolti i gruppi ecclesiali dell’Annunziata e di Santa Maria Maggiore, il centro geriatrico guidato da Mario Giunta e l’Avis, con il suo presidente pro tempore Michele Rizza. È stata resa partecipe anche l’amministrazione comunale ed il sindaco del tempo Giambattista Amore. Quell’anno Ispica ha visto la realizzazione di un presepe vivente che per contenuti spirituali e culturali è risultato un successo, confermato dalla numerosa e coinvolgente partecipazione della gente. Si è trattato di un vero e proprio festival dell’incontro tra generazioni diverse: tutte le fasce di età erano rappresentate, basti pensare ai bambini che suonavano il flauto e che oggi sono diventati genitori! Anche gli anziani, tanti dei quali oggi non ci sono più, erano presenti da protagonisti.
Quel presepe fu tutta opera di volontariato: non si pagava biglietto, chi voleva lasciava un’offerta. A tutti i visitatori si offrivano pane condito, ricotta, olive, formaggio caldarroste e favi caliate. Il ricavato delle offerte fu devoluto ai terremotati dell’Umbria! Quell’esperienza aveva il sapore della spiritualità francescana e nei fatti, non solo a parole, fu realizzato e vissuto “in nome di Francesco di Assisi”.
Successivamente, dopo una lunga e sofferta riunione dell’OFS nel salone del convento, si decise a maggioranza di realizzare il presepe fuori dall’orto dei frati, anche se qualcuno sosteneva che i tempi ancora non fossero maturi per un passaggio di quel tipo. Così la nuova collocazione fu Parco Forza, con il patrocinio del Comune. Da allora sono passati diversi anni e diversi sindaci: Amore, Gugliotta, Rustico, Muraglie e ora Leontini. In tutti questi anni il presepe si è sempre più trasformato in un “affare” di pochi. Anche alla luce del confronto avuto con amici di diverse estrazioni (commercianti, persone impegnate nel sociale, fedeli delle parrocchie…) credo che sia arrivato il momento di ripensare il presepe vivente di Ispica, in modo che possa essere un evento di tutti e per tutti, che guardi al bene comune come obiettivo primario da raggiungere.
Auguro a tutti noi cittadini ispicesi di crescere nel sentirsi di comunità. Non basta vivere nello stesso comune, occorre sentirsi una comunità che cammina insieme se si vogliono affrontare le sfide che il mondo di oggi lancia anche alla nostra piccola cittadina. Per questo occorre costruire occasioni per stare insieme, percorsi per condividere idee, tempo e risorse, momenti per ritrovarsi e conoscersi, occasioni che ci permettano di fare andare il nostro sguardo al di là del nostro naso in modo da incontrare l’altro. Se realmente vogliamo avere come riferimento San Francesco d’Assisi dobbiamo promuovere tutto questo, il resto, se proprio vogliamo farlo, quantomeno non facciamolo in suo nome.
Firmato
NINO RAUCEA (terziario francescano)
Il primo amico del presepe
(così come riporta la targa ricevuta in dono da tutto il gruppo del presepe nel lontano Natale del 1997)