Domani sarà celebrata anche a Ragusa la solennità di Santo Spiridione, venerato all’interno del santuario della Madonna del Carmine, in centro storico. I padri carmelitani scalzi hanno previsto un programma articolato per il 14 dicembre. Alle 9 ci sarà la messa presieduta da padre Gianni Iacono, ocd, priore del santuario; alle 10 la celebrazione eucaristica presieduta dal canonico don Giorgio Occhipinti. E, ancora, alle 11 la santa messa presieduta dal canonico don Giuseppe Ramondazzo e a mezzogiorno da padre Gianni Iacono ocd. Si continuerà con le celebrazioni del pomeriggio: alle 17,30 la santa messa presieduta da padre Francesco Genco e alle 18,30 quella del canonico sacerdote Giuseppe Antoci.
L’ultima messa della giornata è quella in programma alle 20 e sarà presieduta da padre Fabio Pistillo, ocd. La chiesa rimarrà aperta dalle 7,30 alle 21,30. I padri carmelitani sono disponibili per le confessioni dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 17 alle 21. L’offerta dei ceri votivi è consentita dinanzi al simulacro di Santo Spiridione mentre la tradizionale offerta dell’oliu bonu (per le cosiddette promissioni) si può consegnare ai volontari. L’olio sarà donato ai poveri assistiti dalla Caritas del santuario.
Nato intorno al 270 d.C. nell’isola di Cipro, in una famiglia di pastori, Spiridione continuò il mestiere della sua famiglia come Davide il re e profeta e i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Si sposò ed ebbe figli, ma sua moglie morì molto presto dopo il loro matrimonio. Spiridione, vedovo, non solo si guadagnava da vivere e cresceva i suoi figli ma trovava anche il tempo e le risorse per essere ospitale con i forestieri e i poveri. Mentre cresceva nell’amore verso Dio e l’uomo, Dio gli diede il carisma di guarire i malati e di cacciare via i demoni con una sola parola. Per la sua vita santa e i miracoli che Dio operava attraverso di lui, Spiridione fu scelto e ordinato vescovo della sua città natale: Trimithonte, durante il regno di san Costantino il grande. Per la sua grande umiltà, anche da vescovo continuava a pascolare le pecore. Per questo nell’iconografia è sempre rappresentato con gli abiti vescovili ma con il tipico berretto da pastore.