Si è chiuso in tempi record il primo step della finanziaria, con un passo in aula addirittura più spedito rispetto alla tabella di marcia concordata in conferenza dei capigruppo.
Tanto che alla fine della seduta parlamentare di oggi, durata poco meno di due ore, è stato tirato il freno a mano, segno che l’obiettivo del 31 dicembre su cui puntava con insistenza l’assessore all’Economia Marco Falcone non era poi così utopistico.
Quindici gli articoli approvati in meno di sette ore di lavori parlamentari tra ieri e stamattina: quindi aula sospesa e tutti a casa per il Natale. Si rientrerà a sala d’Ercole il 28 e 29 dicembre. Da valutare rimangono altri quindici articoli. Poi ci sarà il maxi emendamento – con dentro anche le norme suggerite dall’opposizione per le quali ballano circa 9 milioni di euro – e il voto finale previsto per l’8 gennaio. A ribadire la timeline è stato il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, che prima del liberi tutti ha voluto rassicurare ancora una volta la minoranza sul rispetto dei patti e in particolare il M5s, che in aula ha rimarcato la necessità di finanziare alcune norme, tra cui il contrasto alla violenza di genere, la lotta al crack e la dotazione di parrucche per le pazienti sotto cura oncologica.
La mediazione di Galvagno è servita a disinnescare l’ostruzionismo dell’opposizione, per giorni sulle barricate; determinante per l’accoro raggiunto anche il ruolo avuto dal governatore Renato Schifani, presente in aula ieri e oggi, e del vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l’Ars, Luca Sammartino. “Il senso di responsabilità” del Parlamento e del governo, la definizione è di Sammartino, ha seppellito sul nascere le velleità di chi, tra le fila del centrodestra, aveva ipotizzato – nella fase del muro contro muro – di poter persino usare in aula il voto di fiducia come grimaldello per fare cadere tutti gli emendamenti della minoranza, un inciso del regolamento parlamentare mai utilizzato e di controversa interpretazione.