L’arte come invito a riflettere sulla necessità di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente. Un messaggio che è al centro della mostra di Samantha Torrisi e Ivan Terranova, a cura di Valeria D’Amico e Giuseppe Lo Magno, che si inaugura il 30 dicembre alle 19.00 all’interno della galleria Lo Magno a Modica e che sarà visitabile fino al 29 febbraio 2024.
In una società antropocentrica, il progetto “After the Human Colonialism” invita il visitatore in un viaggio introspettivo attraverso le opere di Samantha Torrisi rappresentanti territori boschivi della sua terra, realizzate ad olio su tela e tavola e presentate insieme alla video installazione di Ivan Terranova con immagini riprese da foto-trappole, posizionate dall’artista in boschi dell’appennino siculo.
Le ricerche di Samantha Torrisi ed Ivan Terrannova si incontrano e dialogano offrendo strumenti e sguardi differenti che mirano alla stessa direzione: luoghi (aspetti) e nonluoghi, citazione di Marc Augé. Entrambi concordano sull’urgenza di porre fine agli scempi compiuti sulla natura con soluzioni basate sulla conoscenza scientifica e sulla comprensione delle dinamiche ecologiche del bosco e degli ambienti naturali. Al giorno d’oggi invece, le teorie ecologiste e di sostenibilità, si rivelano aggiustamenti marginali in una materia che, se non gestita da un punto di vista altĕro, finisce sempre per rientrare nella stessa logica di partenza, ottenendo risultati parziali ed incompleti.
L’invito che passa attraverso queste produzioni artistiche è di mettere in discussione il nostro sistema sociale in riferimento alle parole del filosofo Roberto Mancini: «Sostenibilità, innovazione, inclusione sono parole che mentono perché sono come delle pezze che il sistema attuale ci offre per dire che si aggiusteranno le contraddizioni. Serve la generazione di un altro modo di stare al mondo, una nuova nascita».
Il termine specchio trova un posto essenziale nella trasposizione artistica del lavoro di Samantha Torrisi, come sintetizza Mario Gerosa: «Il mondo rappresentato nei quadri, che vivono come dietro lo specchio, in una dimensione propria, dove tutte le leggi fisiche sono sovvertite».
Nelle opere della pittrice torna il tema del bosco come archetipo che diventa strumento per affrontare la trascendenza contemplativa a cui naturalmente tendiamo. Sovente nelle rappresentazioni del bosco dell’artista, ricorrono segni-simbolo che ricordano con caratteri poetici e femminili la grettezza dell’antropizzazione dei luoghi incantati da lei descritti. Le opere oltrepassano i propri perimetri divenendo infiniti spazi di storia osservabili da dietro uno specchio, da dove ci è consentito solo fermarci per la contemplazione. Ed è proprio la capacità di contemplare la natura che occorre ritrovare, dopo averla persa per inseguire ritmi frenetici e discordanti. I paesaggi trasfigurano i propri confini in un movimento che a volte evoca le tecniche usate da Gerhard Richter e altre sembra attingere da una ripresa di Michelangelo Antonioni nella pellicola Blow-Up. L’artista, legata alle origini del suo percorso alla grammatica cinematografica, ancora oggi non ne nasconde il riverbero: l’indefinito dell’effetto video evocato dall’evanescenza delle ambientazioni, dal filtro estetico che crea tra l’immagine (reale o irreale) di riferimento e chi la guarda. Un percorso del quale oggi si apprezza il pieno possesso di un’incisiva dinamicità e una padronanza simbolica.
Attraverso l’installazione “Fabula”, Ivan Terranova conduce in un viaggio verso un incontro primordiale tra l’essere umano contemporaneo e la natura. La sua intuizione artistica ha origine da una ricerca video-fotografica sulla presenza o assenza della specie del lupo siciliano, tra il mondo animale che in maniera istintiva aderisce alla vita e il mondo razionale dell’uomo che sceglie di modularla a seconda delle proprie esigenze. Il lupo perché è ancora oggi considerato il simbolo di un’anima selvaggia, di uno status vincente, di forza incondizionata. La scomparsa del lupo siciliano (Canis Lupus Cristaldii), il cui ultimo esemplare è stato abbattuto circa cento anni fa, secondo l’artista ha influito sugli equilibri eco-sistemici e rappresenta anche la perdita di un patrimonio storico/culturale. Dopo aver scelto alcune aree dell’appennino siciliano vi ha posizionato alcune foto-trappole che hanno restituito immagini di una dimensione notturna ancestrale, non ancora interamente domata, di luoghi utopicamente condivisi da tutta la comunità dei viventi, uomini e animali.”
“After the Human Colonialism” coinvolge anche gli studenti della 4L a indirizzo grafico del Liceo “Leonardo” di Brescia che ne hanno curato il progetto grafico, scardinando principi estetici usuali. L’intento dell’esposizione è dare spazio al concetto di amore per la natura, un motto universale in un momento storico in cui diviene necessario prendersi cura del modo in cui stare al mondo. In particolare, il 2023 ha segnato tutto il territorio nazionale con violenti nubifragi, alluvioni e incendi. Fenomeni monitorati da Legambiente, che collabora al progetto anche con l’elaborazione di alcuni testi a cura della sezione di Ragusa dell’associazione ambientalista, che pongono l’accento sulle azioni messe in campo, con approfondimenti sul contesto regionale e la campagna di sensibilizzazione contro gli incendi “Sicilia messa a fuoco” e con delle proposte concrete indirizzate alle istituzioni regionali, per richiedere alcune misure urgenti atte a contrastare alcuni comportamenti che sono alla base di numerosi incendi nelle aree rurali. La mostra ha il sostegno anche delle cantine Feudo Ramaddini.