Sembrerebbe quasi, a leggere la più recente nota stampa di Sergio Firrincieli, che il consigliere comunale M5 di Ragusa e già candidato sindaco dello schieramento progressista e di sinistra alle scorse amministrative, voglia suonare il ‘de profundis’ e recitare l’orazione funebre per il sistema infrastrutturale di trasporto della nostra provincia e dell’estremo sud-est al quale essa appartiene. Del resto Firrincieli, fin dal titolo del suo comunicato del 15 gennaio scorso premette “autostrada di casa nostra, vi spiego perché il tratto Modica-Scicli non sarà mai finanziato”. Tesi provocatoria e radicale a maggior ragione in un momento in cui la politica locale discute sulla mancanza di fondi per il completamento della tratta Modica-Scicli e sull’ancor più recente annuncio dato dal Presidente del Cas per lavori di completamento dell’altra tratta Modica-Ispica con probabile circolazione a corsia unica. Se a ciò si aggiungono le riflessioni di Firrincieli sulla attuale prevalenza della politica modicano-centrica in auge in questo frangente, troviamo un bel po’ di argomenti su cui magari sarebbe opportuno aprire una seria discussione. Per questo motivo riportiamo integralmente la nota di Sergio Firrincieli.
“Si sta facendo un gran parlare in questi giorni, e legittimamente direi, di vicende che riguardano l’autostrada sul nostro territorio, dal definanziamento del tratto Modica-Scicli alla parzializzazione, così come è stata definita dai vertici del Cas, della Modica-Ispica. Vorrei formulare, in proposito, una mia riflessione, senza timore di dovere eventualmente andare controcorrente. Per stessa ammissione, tra le righe, del presidente del Cas, abbiamo parzialmente avuto conferma di quello che già sapevamo. E cioè che l’apertura a tappe forzate della Modica-Ispica è stato frutto di una sollecitazione pressante del territorio ma, ancora di più, della politica locale. Questo per dare motivo di soddisfazione a tutti i modicani per non parlare dei cittadini del comprensorio. Tutti soddisfatti, insomma, per il fatto, al di là delle parzializzazioni annunciate, di potere contare su un itinerario autostradale che li conduce sino a Catania, passando per Siracusa. Al momento i bottoni della politica sono premuti con maggiore frequenza proprio a Modica e, quindi, è questo il territorio che ne sta traendo i maggiori benefici.
Il definanziamento della Modica-Scicli dopo che i fondi sono stati dirottati per il Ponte? Secondo me, checché ne dica l’on. Abbate, è difficile che possano essere recuperati. Pur a fronte di un progetto già esecutivo, manca la motivazione principale per dare soddisfazione politica a una porzione di cittadinanza che, di fatto, l’ha già ottenuta. E i ragusani? Anche loro potranno beneficiare di risultati, sebbene più a media scadenza. In che senso? I lavori relativi alla costruzione del raddoppio della Ragusa-Catania sono già iniziati. Male che vada potranno passare altri tre-quattro anni prima di potere contare su un itinerario all’altezza della situazione che unisca i due capoluoghi. Quindi, anche questa porzione di popolazione iblea vedrebbe soddisfatte le proprie esigenze. Per il resto, sarebbe tutto molto al di là da venire. Ecco perché di Modica-Scicli è difficile che se ne ritorni a parlare per non dire degli altri tratti che servirebbero per il completamento sino a Gela.
Tutto, al momento, rimane lettera morta. Purtroppo, non si comprende che il collegamento sino a Gela potrebbe essere parte di un raccordo insulare per garantire servizi e favorire lo scambio di merci oltre che il turismo. Il problema è quello di accontentare i singoli campanili. Oggi quello di Modica, tra tre anni e mezzo, indicativamente, quello di Ragusa. Se a ciò aggiungiamo che gli investimenti per l’alta velocità ferroviaria sono pressoché inesistenti dalle nostre parti e che manca una visione complessiva destinata a potenziare le infrastrutture esistenti, allora la conclusione è solo una, e non sono pessimista ma realista: dobbiamo rassegnarci a rimanere quello che siamo, andando avanti tra carretti e mulattiere”.(da.di.)