La settimana giunta ormai alla fine, si era aperta con due importanti interventi relativi ai temi della disabilità, interventi provenienti da realtà che di disabilità si occupano, in prima persona, da decenni e con cognizione di causa. Anffas Modica Asp, richiama l’attenzione su un fatto molto significativo, seppur in negativo. Infatti afferma “da una lettura delle delibere di approvazione dei Bilanci comunali risulta essere scomparsa dai capitoli di spesa la voce “Servizi sociali”, che pure sono (o dovrebbero) essere una voce importante e considerevole per far fronte ai bisogni dei cittadini, soprattutto dei più fragili.
Un’assenza questa che stupisce ancora di più se si pensa che prima con la Legge regionale 22/86, con la definizione degli standard strutturali ed organizzativi dei servizi e degli interventi socio assistenziali, e poi in maniera ancora più incisiva con la Legge nazionale 328/00, con l’introduzione dei LIVEAS, si sono previste una serie di prestazioni essenziali che dovrebbero essere garantite ai cittadini in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale (segretariato sociale, servizio sociale professionale, assistenza domiciliare, servizio di pronto intervento sociale, strutture residenziali e semiresidenziali, centri di accoglienza residenziali e diurni). Tra l’altro, lo Stato destina alle Regioni e, tramite queste, ai Distretti specifici fondi per finanziare la rete ordinaria di interventi e servizi sociali.
Questa però non può essere una “giustificazione” per l’ente per smettere di investire nel settore anche perché ci sono prestazioni (l’Asacom nelle scuole, i centri diurni e non solo) che sono di competenza comunale e che, pertanto, dovrebbero essere inserite in bilancio. Eventuali fondi aggiuntivi dovrebbero essere quindi usati per implementare servizi già messi a capitolo e già esistenti, non per erogarli ex novo. Andare ad inserire questa voce in bilancio consentirebbe alle amministrazioni di non dovere ogni volta determinare spostamenti di somme da una voce di bilancio all’altra per finanziare i servizi e permetterebbe anche al Comune di stanziare già da subito risorse che comunque andranno spese. E per chi magari già invoca la mancanza di risorse citiamo 2 sentenze (che non sono un caso isolato): il Tribunale civile di Lucca ha condannato un Comune per aver erogato all’alunno disabile un numero di ore ASACOM (Assistente all’autonomia e alla comunicazione) inferiore a quello previsto dal PEI (Piano Educativo Individualizzato) in quanto il diritto allo studio degli alunni con disabilità non può essere violato per motivi di ristrettezza di bilancio; ancora, il Consiglio di Stato ha censurato una Asl del Veneto per l’incompleto inserimento (3 giorni su 5) di un minore in un centro diurno a causa della mancanza di risorse economiche.
Si potrebbero citare altre pronunce ma non cambierebbe la sostanza: l’assistenza ai cittadini non è subordinata alla disponibilità delle risorse pubbliche”. Da parte sua invece l’Anffas di Ragusa interviene per illustrare alcuni aspetti relativi ai permessi lavorativi ex legge 104. Ecco quanto chiarisce “in particolare ci chiedono se si ha diritto a cumulare i tre giorni di permesso mensile retribuito di cui già si fruisce per assistere il figlio con disabilità grave con gli ulteriori giorni di permesso che spetterebbero per assistere la moglie, anch’ella con disabilità grave. Bene, la risposta è che ciascun lavoratore ha diritto di prestare assistenza anche nei confronti di più di una persona con disabilità grave, purché si tratti del coniuge, della parte di un’unione civile, del convivente di fatto o di un parente o affine entro il primo grado cumulando i giorni di permesso, fermo restando il limite dei tre giorni mensili per ciascuna persona da assistere. Occorre precisare, altresì, che è possibile prestare assistenza ai parenti con disabilità grave entro il secondo grado solo qualora i genitori o il coniuge della persona con disabilità da assistere abbiano compiuto 65 anni o siano con disabilità, deceduti o mancanti”. (da.di.)